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Dieci Studi sul Trillo - GOLD CD

Dieci Studi sul Trillo - GOLD CD

€ 21,90

Dieci Studi sul Trillo Silvio Omizzolo è nato a Padova nel 1905. Allievo dal 1923 di Renzo Lorenzoni, si diplomò al Conservatorio di Milano nel 1927. Conseguì nel frattempo la maturità classica, per poi laurearsi in Giurisprudenza all’Università di Ferrara. Per la composizione fu praticamente autodidatta, pur facendo tesoro degli incoraggiamenti e dei preziosi consigli di Almerigo Girotto. Al 1928 appartengono i suoi primi lavori per pianoforte, seguiti da numerose opere sia per lo stesso strumento che per vari complessi vocali e strumentali. Nel 1943 ottenne il primo premio al Concorso del Sindacato Musicisti, seguito da numerosi importanti riconoscimenti, tra i quali un terzo premio al concorso internazionale “Regina Elisabetta” di Bruxelles (nel 1969), con il Concerto per pianoforte e orchestra, unica opera italiana prescelta fra 200 concorrenti. Numerose sue composizioni sono state eseguite in pubblico e trasmesse dalla RAI. All’attività di compositore, affiancò una ricca attività concertistica in qualità sia di solista che in formazioni cameristiche. Dal 1933 al 1974 è stato titolare di cattedra di pianoforte principale al Conservatorio Pollini di Padova, allora istituto musicale pareggiato: proprio del medesimo istituto è stato direttore dal 1966 al 1971, contribuendo in modo determinante alla sua trasformazione in Conservatorio Statale. Si spense nel 1991, a 85 anni. Dei suoi “10 Studi sul trillo” da cui è tratta la selezione per questa raccolta, Silvio Omizzolo ebbe a scrivere: “Ho scritto gli Studi perché mancava un lavoro del genere, ma, come al solito, non ho voluto dar loro troppa importanza. Il titolo è debole, sciatto. Avrei potuto chiamarli Studi da Concerto, come sono in realtà” L'analisi e il ricordo di Wolfango Dalla Vecchia Dopo le prime composizioni per pianoforte (Elegia, Sogno, Fantasmi, Preludio e Fuga) apparse fra il '28 e il '29, la personalità di Silvio Omizzolo si manifesta in tutta la sua evidenza negli assai ambiziosi e prestigiosi Dieci Studi sul Trillo, composti nel 1936, pubblicati da Ricordi nel 1939 ed eseguiti per la prima volta da Carlo Vidusso a Milano nel 1940. Nel loro eclettico pianismo, questi dieci studi compongono un'opera singolare che si stacca nettamente da tutta una congerie di opere pianistiche consimili, per la solida architettura dell'insieme, che non indulge a nessuna casualità ispirativa, ma conclude con rigore un preciso disegno, nel quale lo scopo didattico fornisce il pretesto alla creazione di una suite di forme pianistiche tradizionali, nella quale il trillo, in tutte le sue varianti, assume importanza contestuale non quale particolare decorativo o comunque secondario, ma quale elemento semantico di fondo, provocatorio di vari stati lirici. I temi si succedono ricchi di verve e sempre vari; ma il deus-ex-machina di ogni emozione è sempre questo trillo cangiante e imperversante senza soluzione di continuità, dalla sommessa e misurata sua apparizione nella Mazurka iniziale, ai cupi rullati della Marcia funebre, ai delicati mormorii della Canzone senza parole, agli spiritosi exploit della Marcetta, ai trilli brillanti della Polacca, a quelli complessi della Barcarola e del Minuetto, a quelli multipli, ardui ed étonnants della Toccata finale Una nota storica e tecnica di Marco Lincetto Questo disco è stato da me registrato nell'ormai lontano mese di ottobre del 1997 e pubblicato subito dopo nel mese di dicembre dello stesso anno con questa mia etichetta VELUT LUNA che stava allora muovendo i primi passi da appena un paio d'anni (la prima edizione del '97 portava come numero di catalogo CVLD009, mentre questa di oggi il numero CVLD380...). Si tratta senza dubbio di uno dei dischi più importanti che abbia mai registrato e prodotto, innanzitutto perchè Giovanni Tirindelli ed io rappresentiamo gli anelli finali di quella principesca discendenza artistica che parte da Silvio Omizzolo, di cui Giovanni è stato uno degli ultimi allievi, prosegue con mio padre Adriano Lincetto, pure lui allievo di Omizzolo e curiosamente nato nel 1936, ovvero l'anno di composizione di questi Dieci Studi, di cui diventerà uno degli unici tre grandi interpreti, insieme a Carlo Vidusso e a Franco Angeleri, fino all'esecuzione di Giovanni. Per tutta la mia infanzia e gioventù io ho convissuto con le lunghe ore di studio di questa partitura da parte di mio papà, in preparazione ai suoi tanti concerti in cui la eseguì e che poi, decise di suonare come ultimi brani (Mazurka, Marcia Funebre e Toccata) del suo ultimo concerto in pubblico, nell'ottobre del 1979, con Silvio Omizzolo seduto in prima fila. Si tratta di momenti di vita nella musica e per la musica che io, Giovanni e pochi altri abbiamo toccato con mano, e da cui ci siamo abbeverati e che oggi possiamo tramadare ai posteri. Quindi, questa prima registrazione assoluta degli studi di Omizzolo, pone a mio parere una sorta di pietra tombale su qualunque altra interpretazione o registrazione che potrà essere proposta di questa ipnotica, unica e fondamentale composizione della letteratura pianistica di tutti i tempi. Dal punto di vista tecnico, si tratta di un lavoro curatissimo già all'epoca, una registrazione purissima realizzata con solo due microfoni omnidirezionali nella meravigliosa sala dell'Auditorium Pollini, pensata e voluta da Adriano Lincetto e da Wolfango Dalla Vecchia, che a vario titolo si sono succeduti nella conduzione del Conservatorio che la ospita. E ancora una volta, quindi, gli intrecci della vita non sono casuali ed hanno un senso. Grazie alla tecnologia maturata negli ultimi 27 anni oggi ne riprongo una versione come si usa dire "rimastertizzata", che in realtà lascia immutata la bontà originale, aggiungendo una ancora migliore presenza, una migliore spazialità e una nuova grande freschezza generale al suono. Il tutto corroborato e veicolato al meglio anche dal prezioso supporto del CD realizzato in lamina d'oro.

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Nino Rota - GOLD CD

Nino Rota - GOLD CD

€ 21,90

NINO ROTA 1911 - 1979 Tra le quattro composizioni cameristiche riunite in questo disco, come a segnare alcuni momenti del ricco percorso compositivo, quella per clarinetto solo risalente al 1950 offre una suggestione singolare che ci conduce come attraverso una scorciatoia enigmatica a sfiorare un aspetto del personaggio: solo per quel titolo,”Lo spiritismo nella vecchia casa”- quello di una commedia di Ugo Betti per la quale Rota aveva scritto le musiche di scena – che sembra suggerire un’ aria particolare dietro l’immagine più corrente, disinvolta, quella che Andrea Zanzotto aveva riassunto come "un lucente farsi" , segno di una riconoscenza verso il musicista grazie al quale diceva di aver ritrovato "come un folletto, quell’intramontabile ‘deus’ gentile che è insito nella musica stessa"; con quella pacificante familiarità, anche, che portava il grande poeta a riconoscere come "con le musiche di Rota vien da dire spesso: ma questo motivo io l’ho già sentito". Appagamento che non dissolve quel senso un po’ stranito che si prova ad ogni ascolto, come se dietro quella naturalezza facessero capolino strani fantasmi; quelli che avevano incantato Fellini durante il lavoro con il musicista: "Nino diventa uno strumento e uno ha l’illusione, un po’ ridicola, di fare la colonna sonora, tanto Nino si inserisce con un’esattezza totale, tanto diventa la musica che serve in quel momento...". E proprio questa naturalezza sembra ammantarsi di una certa ambiguità, restringendo l’immagine del compositore ad una pura, felice istintualità, che certamente era dote innata e spiccatissima di Rota, ma che sottintendeva in realtà una consapevolezza ed una capacità di muoversi entro la babele linguistica del novecento non meno straordinaria, come del resto attesta l’ampiezza della sua produzione cresciuta al di fuori dell’esperienza cinematografica; senza preclusioni di generi né di gerarchie, peraltro, come riconosceva lui stesso: "non credo a differenze di ceti e livelli nella musica. Secondo me, le definizione di musica leggera, semileggera, seria é fittizia. Gli spartiti di Offenbach, che ormai sono vicini ai 150 anni, saranno leggeri fin che si vuole, ma di una leggerezza che dura nel tempo e ha una formidabile vitalità…". Come quella liberata da un proprio inconfondibile linguaggio, terso, accattivante e tuttavia con una punta d’amaro celata tra le pieghe di quella esemplare nitidezza di scrittura . Per dire di una inconfondibilità che è anche indefinibilità per chi ha bisogno di sicurezze catalogatorie, per quello che oggi contino, sempre più erose, smentite, confuse. Per i vent’anni dalla scomparsa di Rota, in un convegno della Fondazione Cini , che attualmente custodisce tutto il lascito dell'autore, uno dei motivi che affiorò fu quello del "candore" , quale categoria entro cui collocare la vocazione lirica di un musicista come Rota così apparentemente distaccato dalla cosiddetta "modernità"; motivo che lungi dall’essere una tranquillante fuga verso gli Elisi, non è in effetti meno inquietante. Fellini, che come pochi altri sfiorava da vicino l’aura enigmatica di Rota, parlava di un musicista "sensitivo" denunciando poi come "fatata" la disattenzione succeduta alla sua morte. Andrea Zanzotto, altro osservatore dalle antenne sensibili, suggerirà come il termine candore possa implicare il suo contrario, addirittura "il nefasto pallore della morte", che non è certo il caso di Rota e tuttavia elemento di alternanza per creare un gioco prospettico tanto allettante quanto sottilmente insidioso, proprio per il tono di un eloquio la cui naturalezza, frutto indubbio di un talento musicale fuori discussione, è impregnata di interferenze acutissime, talora scoperte, ma pure più ombreggiate, che non possono non risuonare problematiche su un fondale come quello novecentesco e oltre dominato dal "negativo". E’ davvero una voce angelica, candida quella di Rota, viene naturale chiederci? Gian Paolo Minardi Il clarinetto per cui Rota scrisse lo “Spiritismo della vecchia casa” era uno strumento diverso da quelli in uso attualmente. Disponeva di un fusto inferiore allungato e di una chiave in più, che gli permetteva di ampliare verso il grave di un semitono la propria estensione ed era all’epoca molto diffuso in Italia. L’edizione moderna della composizione è stata trasposta per fini pratici, per permettere cioè agli strumenti in uso attualmente di eseguire il brano. In questo modo però si è persa la profondità di suono delle note gravi a cui Rota si era sicuramente ispirato per rendere più suggestiva la sua composizione. La presente registrazione che si basa sul manoscritto conservato presso la biblioteca della Fondazione Giorgio Cini di Venezia (gentilmente messo a disposizione per la consultazione) e che riporta le note effettivamente scritte da Rota, è stata possibile grazie allo strumento messo a disposizione dalla casa costruttrice Buffet&Crampon di Parigi un BCXXI, che è dotato del meccanismo necessario a renderci questa preziosa testimonianza. Luca Lucchetta

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ITALIAN MUSIC FOR GUITAR AND PIANO - GOLD CD (con CD versione 2015 in omaggio)

ITALIAN MUSIC FOR GUITAR AND PIANO - GOLD CD (con CD versione 2015 in omaggio)

€ 21,90

Nuovo remastering del CD ITALIAN MUSIC FOR GUITAR AND PIANO (riceverai in omaggio il CD del 2015 e così potrai scoprire le differenze sonore tra le due edizioni) MUSICHE ITALIANE PER PIANOFORTE E CHITARRA Il luogo comune vuole che il connubio tra pianoforte e chitarra si risolva in un complicato rebus tanto per i compositori quanto per gli interpreti: troppo distanti le sonorità e gli approcci dei due strumenti, troppo squilibrato il loro amalgama, troppo differente il volume sviluppato, divergente il modo di ‘pensare’ o di costruire le armonie. Insomma, messi insieme, pianoforte e chitarra tendono subito a rivelarsi quasi incompatibili. Inoltre, se non ci si affida una pur minima amplificazione della chitarra, il pianoforte si ritroverà costretto a suonare quasi sempre ‘in punta di piedi’. Nonostante ciò, e nonostante il luogo comune, diversi compositori, soprattutto nel Novecento, sono riusciti a ottenere degli splendidi risultati attraverso un sapiente lavoro sui ‘pieni’ e suoi ‘vuoti’ dei rispettivi strumenti, un’attenzione tutta particolare a un dialogo non convenzionale, una scrittura filigranata e, ovviamente, una buona dose di istinto che non guasta mai. Il disco che avete tra le mani è la testimonianza di tali esiti e vede una collana di lavori originali per chitarra e pianoforte composti tra il 1950 a oggi di autori italiani noti e meno noti. Il viaggio comincia proprio nel 1950 con uno dei compositori che, volente o nolente da parte sua, ha maggiormente legato il proprio nome a quello della chitarra, ossia il fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) che scrisse la Fantasia op. 145 in due brevi, sapidi movimenti dedicandola ad Andrés Segovia e alla moglie pianista Francesca ‘Paquita’ Madriguera Rodon. Un miracolo di equilibrio che risente di ineludibili influssi francesi ma che mostra anche una estroversa e personale ispirazione lirica, sempre in bilico tra atmosfere spagnoleggianti e una cantabilità tutta italiana, anzi, per meglio dire toscana. Altro brano ‘coniugale’ che si fregia del titolo di Fantasia è la pagina in un singolo movimento che il compositore bresciano Franco Margola (1908-1992) scrisse nell’ottobre 1979 e che fu dedicata al duo formato dal chitarrista Guido Margaria e dalla moglie Emilia. Si tratta di un quieto lavoro dalle movenze neobarocche in cui la scrittura, mostra comunque una mano felice nel far dialogare i due strumenti invero cercando scaltramente più una costante alternanza che un’effettiva sovrapposizione. Altro brano dedicato al duo Margaria è il breve Improvviso, composto tra il novembre 1979 e la primavera del 1980, che poco si discosta dalle atmosfere del precedente. Un’altra Fantasia – e altro brano dedicato al duo Margaria – è la composizione che il piemontese di origini transalpine Carlo Mosso (1931-1995) scrisse nel 1980. Una pagina meditativa e inquieta, lignea, ricolma di arcaismi e allo stesso tempo portatrice di una rassegnata modernità, volutamente scabra, costruita intorno a poche cellule melodiche sviluppate attraverso un percorso modale che in alcuni punti ricorda sia il linguaggio dello svizzero Frank Martin sia l’amato Gian Francesco Malipiero. Il Divertimento a due del padovano Adrano Lincetto (1936-1996) composto nel 1981 e suddiviso in tre movimenti (Molto lento. Poco mosso – Allegro molto – Finale. Molto moderato e cantabile. Allegro vivo) è senza dubbio un lavoro meno sibillino, lontano da ogni complicazione sia moderna sia postmoderna, tessuto con un linguaggio modale in cui si contano numerosi accordi di settima. Questa ricca antologia si chiude con due brani scritti espressamente per Lapo Vannucci e Luca Torrigiani e a loro dedicati. Il silenzio del tempo del torinese Luigi Giachino (1962) risale al 2015 ed è una suite in quattro tempi tinta di venature jazz e di sapori quasi impressionisti. Affatto diverso è Winter Time del siciliano Giuseppe Crapisi (1967), che in una incisiva pagina di circa sei minuti miscela gesti ripetitivi e caparbi tipici del minimalismo a una vena più elegiaca. In questo caso i due strumenti raramente si alternano, trovandosi spesso a tessere le loro trame ora delicate ora ritmiche per lo più in contemporanea. Ennio Speranza  

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Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl + GOLD CD + FILE HD) -17%

Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl + GOLD CD + FILE HD)

€ 70,90 € 59,00

PREVENDITA (consegna prevista 15 giugno) UNA STORIA MISTERIOSA “Don Antonio, non dovete portare nella tomba il segreto delle vostre chitarre…” “…mi è impossibile tramandarlo ai posteri” Quello della Papier-Mâché di Torres è stato un caso unico nella storia della liuteria non solo chitarristica: Antonio de Torres (1817-1892), considerato oggi lo Stradivari delle sei corde, fu il primo e, che si sappia, l’unico a costruire nel 1862 un esemplare di strumento Papier-Mâché. Questa chitarra, paradossalmente, a dispetto della sua apparente umiltà, restituisce un mondo sonoro affascinante, misterioso e unico. Dal momento che l’originale, conservato al Museo della Musica di Barcellona, non e’ più in grado di esprimere la propria voce, l’album ha lo scopo di far riscoprire e rivivere le peculiari caratteristiche timbriche e sonore di questo interessante strumento attraverso l’utilizzo di due copie ad esso ispirate. Il liutaio Fabio Zontini ha raccolto la sfida lanciata da Torres e da quasi vent’anni si occupa della costruzione di copie Papier-Mâché. I due esemplari utilizzati da Federica Artuso per la registrazione sono stati realizzati tra aprile e settembre 2023 e pesano entrambi (incredibilmente) appena 995 grammi. Montano inoltre corde in budello naturale. Zontini ha quindi tracciato una sorta di collegamento con il grande Torres, cogliendo una specie di esperimento-prototipo del liutaio andaluso, e provando con successo a diffonderlo ai giorni nostri. La Papier-Mâché è una sorta di contraddizione vivente proprio per la contrapposizione tra il materiale povero di cui è fatta e il risultato sonoro artisticamente sorprendente. E ispirandosi a questa contrapposizione, è stato registrato un programma emblematico di quel paradosso che incarna l’identità della chitarra, sempre in bilico tra l’anima povera, autentica e popolare da un lato e l’Olimpo della musica colta dall’altro. Le musiche qui registrate sono tutte di chitarristi-compositori che sono vissuti all’epoca della chitarra di cartone o che hanno avuto a che fare con gli strumenti di Torres. Questi chitarristi sono parte di quella tradizione esecutiva e di quella poetica sonora di cui la Papier-Mâché è emblema. Alcuni dei brani, pur essendo stati scritti da compositori non chitarristi, fanno parte di quel repertorio in cui più si identificano le sei corde. Arcas e Parga* tentarono di elevare la chitarra a strumento colto, senza riuscire ad emanciparsi totalmente dalle reminiscenze flamenche. Il loro stile si adatta perfettamente all’essenzialità arcaica del suono della Papier-Mâché e le loro musiche, pur fortemente radicate nel linguaggio popolare, ci conducono poco per volta allo stile borghese e salottiero di Garcia Tolsa* e di Tarrega, allievi di Arcas. La loro musica non è più soltanto per coloro a cui scorre nelle vene sangue flamenco o per quelli che ritengono l’opera lirica l’unica musica colta. È musica che piace agli intellettuali e, se ammette qualche danza, lo fa a patto che sia da salotto. Dal punto di vista dei musicisti, a differenza dei suoi predecessori, Tarrega riesce a confezionare gli slanci espressivi in forme totalmente compiute. Miguel Llobet, allievo di Tarrega, è noto come compositore soprattutto per la sua versione chitarristica delle Canciones populares catalanas. Nella parte di programma che lo riguarda si propone anche un repertorio di cui non è autore, ma che lo rappresenta fedelmente e dove si colgono tutte le novità portate dal suo estro creativo, che fanno emergere ciò che della chitarra è più caratteristico. Maria Luisa Anido fu allieva di Llobet, nonché sua partner in duo di chitarre. La musicista argentina fu una tra gli ultimi chitarristi negli anni ’50 ad utilizzare le corde in budello -ormai difficilmente reperibili- e, tra l’altro, fu proprietaria proprio della Torres di Tarrega (1864, FE17). Anido è l’emblema dell’immagine della chitarra come spartiacque tra il mondo della musica folklorica e quella della musica colta, contrapposizione che probabilmente non si risolverà mai completamente. Ce lo dimostrano le sue irresistibili trascrizioni dai grandi classici come Bach, Mozart, Tchaikowsky e i suoi brani sudamericani, pulsanti di energia indigena. I brani di Parga e Garcia Tolsa non sono contenuti nella versione in vinile. Leggi tutto sul nostro blog DISPONIBILE ANCHE IN:  LP 180gr. su Top Clear Vinyl - GOLD CD

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Papier-Maché - GOLD CD

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UNA STORIA MISTERIOSA “Don Antonio, non dovete portare nella tomba il segreto delle vostre chitarre…” “…mi è impossibile tramandarlo ai posteri” Quello della Papier-Mâché di Torres è stato un caso unico nella storia della liuteria non solo chitarristica: Antonio de Torres (1817-1892), considerato oggi lo Stradivari delle sei corde, fu il primo e, che si sappia, l’unico a costruire nel 1862 un esemplare di strumento Papier-Mâché. Questa chitarra, paradossalmente, a dispetto della sua apparente umiltà, restituisce un mondo sonoro affascinante, misterioso e unico. Dal momento che l’originale, conservato al Museo della Musica di Barcellona, non e’ più in grado di esprimere la propria voce, l’album ha lo scopo di far riscoprire e rivivere le peculiari caratteristiche timbriche e sonore di questo interessante strumento attraverso l’utilizzo di due copie ad esso ispirate. Il liutaio Fabio Zontini ha raccolto la sfida lanciata da Torres e da quasi vent’anni si occupa della costruzione di copie Papier-Mâché. I due esemplari utilizzati da Federica Artuso per la registrazione sono stati realizzati tra aprile e settembre 2023 e pesano entrambi (incredibilmente) appena 995 grammi. Montano inoltre corde in budello naturale. Zontini ha quindi tracciato una sorta di collegamento con il grande Torres, cogliendo una specie di esperimento-prototipo del liutaio andaluso, e provando con successo a diffonderlo ai giorni nostri. La Papier-Mâché è una sorta di contraddizione vivente proprio per la contrapposizione tra il materiale povero di cui è fatta e il risultato sonoro artisticamente sorprendente. E ispirandosi a questa contrapposizione, è stato registrato un programma emblematico di quel paradosso che incarna l’identità della chitarra, sempre in bilico tra l’anima povera, autentica e popolare da un lato e l’Olimpo della musica colta dall’altro. Le musiche qui registrate sono tutte di chitarristi-compositori che sono vissuti all’epoca della chitarra di cartone o che hanno avuto a che fare con gli strumenti di Torres. Questi chitarristi sono parte di quella tradizione esecutiva e di quella poetica sonora di cui la Papier-Mâché è emblema. Alcuni dei brani, pur essendo stati scritti da compositori non chitarristi, fanno parte di quel repertorio in cui più si identificano le sei corde. Arcas e Parga* tentarono di elevare la chitarra a strumento colto, senza riuscire ad emanciparsi totalmente dalle reminiscenze flamenche. Il loro stile si adatta perfettamente all’essenzialità arcaica del suono della Papier-Mâché e le loro musiche, pur fortemente radicate nel linguaggio popolare, ci conducono poco per volta allo stile borghese e salottiero di Garcia Tolsa* e di Tarrega, allievi di Arcas. La loro musica non è più soltanto per coloro a cui scorre nelle vene sangue flamenco o per quelli che ritengono l’opera lirica l’unica musica colta. È musica che piace agli intellettuali e, se ammette qualche danza, lo fa a patto che sia da salotto. Dal punto di vista dei musicisti, a differenza dei suoi predecessori, Tarrega riesce a confezionare gli slanci espressivi in forme totalmente compiute. Miguel Llobet, allievo di Tarrega, è noto come compositore soprattutto per la sua versione chitarristica delle Canciones populares catalanas. Nella parte di programma che lo riguarda si propone anche un repertorio di cui non è autore, ma che lo rappresenta fedelmente e dove si colgono tutte le novità portate dal suo estro creativo, che fanno emergere ciò che della chitarra è più caratteristico. Maria Luisa Anido fu allieva di Llobet, nonché sua partner in duo di chitarre. La musicista argentina fu una tra gli ultimi chitarristi negli anni ’50 ad utilizzare le corde in budello -ormai difficilmente reperibili- e, tra l’altro, fu proprietaria proprio della Torres di Tarrega (1864, FE17). Anido è l’emblema dell’immagine della chitarra come spartiacque tra il mondo della musica folklorica e quella della musica colta, contrapposizione che probabilmente non si risolverà mai completamente. Ce lo dimostrano le sue irresistibili trascrizioni dai grandi classici come Bach, Mozart, Tchaikowsky e i suoi brani sudamericani, pulsanti di energia indigena. I brani di Parga e Garcia Tolsa non sono contenuti nella versione in vinile. Leggi tutto sul nostro blog DISPONIBILE ANCHE IN:  LP 180gr. su Top Clear Vinyl -  BUNDLE

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Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl)

Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl)

€ 49,00

UNA STORIA MISTERIOSA “Don Antonio, non dovete portare nella tomba il segreto delle vostre chitarre…” “…mi è impossibile tramandarlo ai posteri” Quello della Papier-Mâché di Torres è stato un caso unico nella storia della liuteria non solo chitarristica: Antonio de Torres (1817-1892), considerato oggi lo Stradivari delle sei corde, fu il primo e, che si sappia, l’unico a costruire nel 1862 un esemplare di strumento Papier-Mâché. Questa chitarra, paradossalmente, a dispetto della sua apparente umiltà, restituisce un mondo sonoro affascinante, misterioso e unico. Dal momento che l’originale, conservato al Museo della Musica di Barcellona, non e’ più in grado di esprimere la propria voce, l’album ha lo scopo di far riscoprire e rivivere le peculiari caratteristiche timbriche e sonore di questo interessante strumento attraverso l’utilizzo di due copie ad esso ispirate. Il liutaio Fabio Zontini ha raccolto la sfida lanciata da Torres e da quasi vent’anni si occupa della costruzione di copie Papier-Mâché. I due esemplari utilizzati da Federica Artuso per la registrazione sono stati realizzati tra aprile e settembre 2023 e pesano entrambi (incredibilmente) appena 995 grammi. Montano inoltre corde in budello naturale. Zontini ha quindi tracciato una sorta di collegamento con il grande Torres, cogliendo una specie di esperimento-prototipo del liutaio andaluso, e provando con successo a diffonderlo ai giorni nostri. La Papier-Mâché è una sorta di contraddizione vivente proprio per la contrapposizione tra il materiale povero di cui è fatta e il risultato sonoro artisticamente sorprendente. E ispirandosi a questa contrapposizione, è stato registrato un programma emblematico di quel paradosso che incarna l’identità della chitarra, sempre in bilico tra l’anima povera, autentica e popolare da un lato e l’Olimpo della musica colta dall’altro. Le musiche qui registrate sono tutte di chitarristi-compositori che sono vissuti all’epoca della chitarra di cartone o che hanno avuto a che fare con gli strumenti di Torres. Questi chitarristi sono parte di quella tradizione esecutiva e di quella poetica sonora di cui la Papier-Mâché è emblema. Alcuni dei brani, pur essendo stati scritti da compositori non chitarristi, fanno parte di quel repertorio in cui più si identificano le sei corde. Arcas e Parga* tentarono di elevare la chitarra a strumento colto, senza riuscire ad emanciparsi totalmente dalle reminiscenze flamenche. Il loro stile si adatta perfettamente all’essenzialità arcaica del suono della Papier-Mâché e le loro musiche, pur fortemente radicate nel linguaggio popolare, ci conducono poco per volta allo stile borghese e salottiero di Garcia Tolsa* e di Tarrega, allievi di Arcas. La loro musica non è più soltanto per coloro a cui scorre nelle vene sangue flamenco o per quelli che ritengono l’opera lirica l’unica musica colta. È musica che piace agli intellettuali e, se ammette qualche danza, lo fa a patto che sia da salotto. Dal punto di vista dei musicisti, a differenza dei suoi predecessori, Tarrega riesce a confezionare gli slanci espressivi in forme totalmente compiute. Miguel Llobet, allievo di Tarrega, è noto come compositore soprattutto per la sua versione chitarristica delle Canciones populares catalanas. Nella parte di programma che lo riguarda si propone anche un repertorio di cui non è autore, ma che lo rappresenta fedelmente e dove si colgono tutte le novità portate dal suo estro creativo, che fanno emergere ciò che della chitarra è più caratteristico. Maria Luisa Anido fu allieva di Llobet, nonché sua partner in duo di chitarre. La musicista argentina fu una tra gli ultimi chitarristi negli anni ’50 ad utilizzare le corde in budello -ormai difficilmente reperibili- e, tra l’altro, fu proprietaria proprio della Torres di Tarrega (1864, FE17). Anido è l’emblema dell’immagine della chitarra come spartiacque tra il mondo della musica folklorica e quella della musica colta, contrapposizione che probabilmente non si risolverà mai completamente. Ce lo dimostrano le sue irresistibili trascrizioni dai grandi classici come Bach, Mozart, Tchaikowsky e i suoi brani sudamericani, pulsanti di energia indigena. I brani di Parga e Garcia Tolsa non sono contenuti nella versione in vinile. Leggi tutto sul nostro blog DISPONIBILE ANCHE IN:  GOLD CD - BUNDLE

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ADRIANO LINCETTO - LEGACY

ADRIANO LINCETTO - LEGACY

€ 99,00

ADRIANO LINCETTO - LEGACY (CVLD371) Questo progetto contiene tutte le registrazioni delle opere musicali di Adriano Lincetto, realizzate finora e organizzate in modo sistematico in 6 ideali volumi, come ben descritto nella tracklist. Tutte le registrazioni sono state realizzate da Marco Lincetto e le più antiche (Gianò versione studio, che apre il Volume 1) dallo stesso Maestro Adriano Lincetto, qui rimasterizzate per la nuova veste digitale. Tecnicamente questo progetto viene proposto in una Pendrive USB da 32GB che contiene: I files master PCM lineari 88.2kHz/24bit dei 6 volumi di questa raccolta.   ADRIANO LINCETTO LEGACY   VOLUME 1 - GIANO' 64:42 I Sogni di Gianò (versione da studio per organo elettronico, mezzosoprano e flauto), 24:54 1 - 8: Movimenti I - VII e Finale Adriano Lincetto, organo, Lucia Valentini Terrani, mezzosoprano, Antonio Carraro, flauto Registrazione domestica realizzata dal compositore medesimo nel 1969 a Padova nel suo studio con registratore Geloso e un microfono Sennheiser MD 440 I Sogni di Gianò (trascrizione per organo solo a cura dell'autore) 9: Finale, 2:38 Adriano Lincetto, organo Realizzata nel febbraio 1996 nella Chiesa parrocchiale del Bassanello a Padova, questa è l'ultima esecuzione pubblica del Maestro, che morirà improvvisamente due mesi dopo. Registrazione di Marco Lincetto. I Sogni di Gianò, Suite Orchestrale 10: Canzone d'amore, 13:03 11: Sono stato soldato, 12:06 12: La fisarmonica e il bambino, 3:36 13: Finale, 4:16 Orchestra di Padova e del Veneto, direttore Fabio Framba, Silvia Regazzo, mezzosoprano Auditorium Pollini, Padova, Settembre 2009   VOLUME 2 - PIANO SOLO 22:19 Quattro Schizzi, per pianoforte solo 1: Preludio, Lento espressivo, 2:16 2: Notturno, Andante sereno, 2:27 3: Lento espressivo, 3:49 4: Allegramente scanzonato, 1:03 Auditorium di Taio, Trento, Luglio 1997 5: da Quattro Improvvisi: Presto, 2:56 Auditorium Pollini, Padova, Giugno 2001 Cinque Momenti Musicali, per pianoforte solo 06: Andante molto calmo, 2:31 07: Agitato, 1:22 08: Calmo e sereno, 1:43 09: Mosso con spirito, 2:13 10: Andante, 1:53 Studio Zanta, Camponogara, Maggio 2017 Alberto Boischio, pianoforte   VOLUME 3 - CAMERA I 76:40 Quintetto per fiati 01: Moderatamente mosso e ironico, 3:23 02: Adagio ma non troppo, 3:37 03: Allegro moderato, 2:42 Alban Quintet: Ermanno Giacomel, flauto, Giuseppe Nalin, oboe, Mirta ormen, clarinetto, Franco Poloni, corno, Paolo Tognon, fagotto Auditorium Pollini, Padova, Agosto 1993 Trio per flauto, viola e violoncello 04: Moderato, Allegro molto, 4:08 05: Molto lento, Statico, 3:25 06: Allegro ironico con spirito, 2:30 Antonio Carraro, flauto, Sergio Agius, viola, Andrea Musto, violoncello Auditorium Pollini, Padova, Agosto 1993 Cinque piccoli pezzi per flauti dolci e fagotto 05: Allegro scanzonato, 1:14 06: Andante, 2:10 07: Allegro deciso, 1:10 08: Adagio molto cantabile e malinconico, 3:29 09: Allegro molto con ironia, 1:41 Maria Giovanna Fiorentino e Francesca Fiorentino, flauti dritti, Paolo Tognon, fagotto Auditorium Pollini, Padova, Agosto 1993 10: Fantasia per viola, clarinetto e pianoforte, 7:57 Domenico Nordio, viola, alessandro Carbonare, clarinetto, Alberto Boischio, pianoforte Auditorium Pollini, Padova, Giugno 2001 Quintetto per fiati 11: Moderatamente mosso e ironico, 3:14 12: Adagio ma non troppo, 3:22 13: Allegro moderato, 2:49 Quintetto Pedrollo di Vicenza Auditorium del Conservatorio, Vixcenza, Settembre 2022 14: Turodo Nacto per arpa, 5:25 Caterina Bergo Magister Recording Area Studio, Preganziol, Novembre 2005 Sonata per due arpe 15: Allegro con spirito, 3:57 16: Adagio espressivo, 4:09 17: Allegro scorrevole, 3:55 Caterina Bergo e Paola Donato, arpe Magister Recording Area Studio, Preganziol, Novembre 2005 Scene Minime per quartetto d'archi 18: Ninna nanna, 1:48 19: L'ubriaco, 1:25 20: Funerale della bambola, 1:41 21: Lo sberleffo, 0:54 22: Il chiodo, 5:27 23: Per la strada, 0:53 Kairos String Quartet: Sara Michieletto e Francesco Scattolin, violini, Michele Sguotti, viola, Laura Moretti, violoncello Chiesa di San Francesco, Schio, Febbraio 1996   VOLUME 4 - CAMERA II 74:15 Divertimento a due per chitarra e pianoforte 01: Introduzione, 2:54 02: Danza, 2:53 03: Finale, 3:38 Paolo Muggia, chitarra, Lorella Ruffin, pianoforte Sala degli Specchi del Hotel Ritz, Abano Terme, Gennaio 1997 Adagio e Allegro per mandolino e pianoforte 04: Adagio, 2:05 05: Allegro, 3:46 Ugo Orlandi, mandolino, Maura Mazzonetto, pianoforte Sala degli Specchi del Hotel Ritz, Abano Terme, Gennaio 1997 Quartetto per quattro flauti in do 06: Allegro deciso e molto marcato, 4:42 07: Andante cantabile e sognante, 3:51 08: Vivacissimo, 3:42 Tommaso Benciolini, Gloria Ammendola, Marco Aurelio Di Giorgio, Niccolò Valerio, flauti Auditorium Pollini, Padova, Dicembre 2014 Sonatina per flauto e pianoforte 09: Allegro spigliato, 4:00 10: Andante elegiaco, 3:10 11: Allegro ironico e grottesco, 2:31 Elia Guglielmo, flauto, Maria Bisi, pianoforte Auditorium Pollini, Padova, Dicembre 2014 Giochi d'infanzia per tre flauti 12: Allegro spiritoso, 1:05 13: Adagio ma non troppo, 2:13 14: Scorrevole, 1:20 Ludovico Degli Innocenti, Alice Sabbadin, Roberta Nobile, flauti Auditorium Pollini, Padova, Dicembre 2014 15: Adagio e Allegro per orchestra di Flauti, 5:57 Orchestra di flauti Cesare Pollini Auditorium Pollini, Padova, Dicembre 2014 16: Sequenza cromatica per flauto solo, 3:06 Alice Sabbadin, flauto Auditorium Pollini, Padova, Dicembre 2014 17: Sequenza cromatica per flauto solo, eseguita col violino, 3:25 Domenico Nordio, violino Auditorium Pollini, Padova, Giugno 2001 18: Elegia per tromba e organo, 3:45 Fabiano Maniero, tromba, Silvio Celeghin, organo Chiesa di Noale, Gennaio 1997 19: da La Messa degli Artisti: Et Incarnatus est, 3:09 Luisa Giannini, soprano, Silvio Celeghin, organo Chiesa di Noale, Gennaio 1997 20: da La Messa degli Artisti: Domine non sum dignus, 3:16 Luisa Giannini, soprano, Silvio Celeghin, organo Chiesa di Noale, Gennaio 1997 Divertimento a due per chitarra e pianoforte 21: Introduzione, 2:59 22: Danza, 3:01 23: Finale, 3:33 Lapo Vannucci, chitarra, Luca Torrigiani, pianoforte Magister Area Recording Studio, Preganziol, Settembre 2015   VOLUME 5 - ORCHESTRA 87:28 Suite per Paer, per orchestra d'archi 01: Allegro con Spirito, 1:28 02: Adagio, 2:29 03: Tempo di valzer, 2:28 04: Allegro molto, 2:13 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Concerto per flauto e archi 05: Largo espressivo cantabile, Allegro moderato, 5:12 06: Lento, cantando con molta espressione, 4:35 07: Allegro vivacissimo, 4:36 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale, Enzo Caroli, flauto Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Elegia per corno delle Alpi e archi 08: Adagio, ma non troppo lento. Allegro molto. Poco meno cantando. Tempo I, 13:02 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale, Alessio Benedettelli, corno delle Alpi Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Divertimento per fagotto e archi 09: Notturno, 3:17 10: Danza, 3:32 11: Elegia, 6:51 12: Finale, 3:00 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale, Andrea Bressan, fagotto Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Divertimento a due per chitarra (versione per archi di Adriano Lincetto) 13: Preludio, 4:18 14: Danza, 3:13 15: Finale, 4:07 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale, Alessandro Bono, chitarra Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Adagio e Allegro per mandolino e pianoforte (versione per archi di Claudio Mandonico) 16: Adagio, 2:09 17: Allegro, 3:51 I Solisti di Venezia, Giovanni Guglielmo, violino principale, Ugo Orlandi, mandolino Sala della Biblioteca, Abbazia di Carceri d'Este, Marzo 2003 Concerto per flauto e archi 18: Largo espressivo cantabile, Allegro moderato, 4:38 19: Lento, cantando con molta espressione, 4:48 20: Allegro vivacissimo, 4:12 Orchestra di Padova e del Veneto, Federico Guglielmo, violino principale, Mario Folena, flauto Chiesa dei Cappuccini, Padova, Maggio 2011 21: Il Chiodo (versione per voce e orchestra di Simone Tonin, testo di Rosella Caporale), 3:17 Orchestra Sinfonica del Conservatorio Pollini, Giuliano Medeossi, direttore, Rosella Caporale, voce Auditorium Pollini, Padova, maggio 2015   VOLUME 6 - MELODIE E VILLOTTE 62:41 Ventiquattro Melodie, per voce e pianoforte (versione per fagotto di Adriano Lincetto) 01: Allegro, tempo di valzer / Agitato / Moderato cantabile / Mosso / Andante cantabile / Andante / Allegro scherzando / Scorrevole, ma non molto / Maestoso / Mosso, ma cantabile / Lento espressivo / Moderatamente mosso / mosso, ma cantabile / Molto calmo, espressivo / Valzer brillante / Drammatico / Calmo espressivo / Andante cantabile / Con allegria, scherzando / Alla marcia / Scorrevole, molto espressivo / Cantabile / Andante sereno / Andante mosso / Tempo I, Allegro, tempo di valzer, 22:51 Leopoldo Armellini, fagotto, Lorella Ruffin, pianoforte Sala degli Specchi del Hotel Ritz, Abano Terme, Gennaio 1997 Nove Villotte Pavane (su testi di Giorgio Erminio Fantelli) 02: Co te go visto / El me sposo / Se te passi de là / Lu diseva e mi diseva / Se podesse inciodarte / Go dito al prete / te voio ben de luni / Se tuti i basi / Sento sonare la campana a morto, 10:16 Sol Ensemble Magister recording Area Studio, Preganziol, Luglio 2017 Ventiquattro Melodie, per voce e pianoforte 01: Allegro, tempo di valzer / Agitato / Moderato cantabile / Mosso / Andante cantabile / Andante / Allegro scherzando / Scorrevole, ma non molto / Maestoso / Mosso, ma cantabile / Lento espressivo / Moderatamente mosso / mosso, ma cantabile / Molto calmo, espressivo / Valzer brillante / Drammatico / Calmo espressivo / Andante cantabile / Con allegria, scherzando / Alla marcia / Scorrevole, molto espressivo / Cantabile / Andante sereno / Andante mosso / Tempo I, Allegro, tempo di valzer, 29:31 Tatiana Meira Agujaro, soprano, Alberto Boischio, pianoforte Casa Boischio, Padova, Luglio 2017

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L’UCCELLAJA

L’UCCELLAJA

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L’UCCELLAJA Music inspired by the birds singing between the 17th and 18th centuries Mario FOLENA Roberto LOREGGIAN Francesco GALLIGIONI   Celebrare la bellezza e l’ispirazione del canto degli uccelli: è l’obiettivo di questa antologia di composizioni del XVII e XVIII secolo dedicate proprio alle voci delle creature alate. Il cd prende il titolo dal Divertimento per cembalo in cui si esprime una Uccellaja di Alessandro Speranza e include 20 brani - selezionati con cura – d’epoca barocca e rococò. Il primo pezzo, pagina finora inedita di G. Ph. Telemann, si apre con due note (re - si) che si ripetono enunciando il richiamo del cuculo. Questo incisivo motto musicale, capace di scolpirsi nella nostra memoria uditiva, introduce le successive tracce, dedicate nell’ordine a: cuculo, rondine, tortore e colombe, galli e galline, usignolo, vari uccelli canori e cardellino. Tra ‘6 e ‘700 nelle suite strumentali francesi (ma anche in quelle tedesche) era frequente incontrare movimenti con un titolo dallo specifico intento programmatico. Da queste suite (composte da Daquin, Corrette, Philidor, Schmelzer, Boismortier e Naudot) sono tratti i brani dedicati al canto degli uccelli. E al canto degli uccelli si sono ispirati anche molti musicisti italiani, come Poglietti e Speranza: di questi autori e di un Anonimo vengono presentate tre pagine di grande potenza espressiva per cembalo solo. L’aria di Galuppi Qual colomba afflitta è giunta a noi solamente in veste strumentale. Fa parte di una ponderosa raccolta di arie d’opera, edite a Londra a metà del ‘700 da John Walsh, selezionate e trascritte per traversiere e basso continuo da Carlo Maria Broschi (1705-1782), il famoso castrato detto “il Farinelli”. All’epoca era ancora pratica comune eseguire le composizioni vocali - come arie d’opera o tratte da cantate, le brunettes francesi o le canzoni da battello - in semplice veste strumentale, come avveniva in epoca rinascimentale: una radicata prassi tradizionale con la quale si è pensato di eseguire anche le arie Usignoletto bello di Vivaldi e L’augellin trà verdi fronde di Conti. Il brano di Händel As when the dove laments appartiene invece ad una raccolta di trascrizioni per traversiere e cembalo, edita sempre da J. Walsh a Londra. Nell’ambito di questa libera forma esecutiva si colloca anche l’aria Porquoy doux rossignol del compositore Jean-Baptiste de Bousset (1662 - 1725), brano molto popolare alla corte del Re Sole. Si tratta di una magnifica aria che Jacques Hotteterre trascrisse per traversiere e basso continuo, contribuendone alla fama e alla diffusione. The Delightful Pocket Companion for the flute, da cui è tratta la Polonese di autore ignoto qui eseguita sul flauto d’amore, è un vademecum tascabile in più volumetti edito a Londra - senza data - da Robert Bremnen. Al suo interno sono raccolti centinaia di brani originali e trascritti destinati ai numerosi flautisti dilettanti, sempre più avidi di repertorio per il loro strumento. Il tema di questa Polonese, movimento di danza polacca in tre quarti, è il chiocciare della gallina, tanto che con un gioco di parole potrebbe essere rinominata Pollonese. Il CD si conclude con il celebre Cantabile dal concerto Op. X n. 6 “Il Gardellino” di Antonio Vivaldi, la cui melodia pura e lineare viene in questo cd fiorita, durante i ritornelli, nello stesso spirito capriccioso del brano di Alessandro Speranza: e così, oltre al tipico richiamo arpeggiante del cardellino, si può ascoltare l’imitazione di una miriade di uccelli cinguettanti, tributo alla grandezza della Natura, con un tripudio di note e suoni che ha l’intento di trasportarci in un mondo di emozioni e bellezza. Mario Folena

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Sergej Rachmaninov - Études Tableaux

Sergej Rachmaninov - Études Tableaux

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Sergej Rachmaninov - Études Tableaux INTRODUCTION BY EDWARD BROTTO Los Études Tableaux, miniaturas-obra maestra de una extraordinaria belleza armónica, de forma, de escritura, de síntesis, de imágenes que son capaces de evocar y...de una extraordinaria dificultad musical y técnica. No quiero añadir nada más, la música es maravillosamente descriptiva y es justo que sea el oyente quien cree sus mundos y perciba los cuadros que cada pieza pinta. A pesar de que el repertorio es conocido por los aficionados, este es un disco particular y, contrariamente al estándar, se lo cuento en primera persona. Ni siquiera me atreví a tocar los Études cuando era pianista a tiempo completo, a pesar de que tenía en mis manos las principales obras de Rachmaninov, incluido su formidable tercer concierto. Pensé en estudiarlos y grabarlos cuando la vida se hizo mucho más compleja; ingeniero de día, pianista de noche. No quiero mentir diciendo que conciliar las dos cosas es fácil, no lo es. Tocar a nivel de grabado es ya de por sí un gran desafío, añadir un trabajo complejo todos los días, hace que todo sea excepcionalmente difícil. Estas líneas sirven de contexto al concepto fundamental que deseo transmitir a quien leerá estas palabras: es posible plantearse y alcanzar objetivos aparentemente imposibles en un contexto de vida ya más que plena. Y lo digo porque vale la pena, sea lo que sea. Los desafíos, vencidos o perdidos, nos regalan valiosísimas enseñanzas sobre nuestro yo, sobre nuestros límites que puntualmente se revelarán erróneos, y luego nos regalan una magnífica ola de conocimiento nuevo, de amplio espectro. Lo que se necesita es una buena dosis de voluntad inoxidable, una predisposición a resistir la fatiga, a veces el sufrimiento, y nunca dejarse distraer por el objetivo primario. Y otra cosa escribo, no contentarse nunca con aprender, estudiar, desafiarse, mejorarse. Porque la satisfacción es la muerte del deseo. Ahora, pasando a las particularidades de este disco, comencemos con el hecho de que el piano utilizado para el grabado es mi personal: un maravilloso Bechstein D282 que yo llamo Albus. Un sueño de toda una vida, que duró más de veinte años, se hizo realidad. Albus me fue entregado directamente desde Berlín este abril (2023) y su inauguración fue precisamente el grabado de este disco. La preparación y afinación del piano para el grabado, la he curado personalmente. Otro hecho peculiar es que yo grabé este disco. Con esto quiero decir que el trabajo de sound and balance engineer (colocación de los micrófonos, equilibrio, tratamiento acústico y grabación) lo hice yo mismo. Tenía en mente una toma que fuera lo más fiel posible al sonido del instrumento, extremadamente detallada y precisa, con especial atención dedicada a obtener una imagen sonora perfecta. La elección ha recaído inevitablemente en electrónicos de absoluta excelencia y la característica de una respuesta en frecuencia lineal y tonal neutra: micrófonos Sennheiser y Schoeps, omnidireccionales y sub-cardiodi para una gran presencia y limpieza cristalina, Preamplificadores Millennia y Rupert Neve que garantizaran la menor alteración posible de la señal nativa, cables de señal a la altura de los componentes mencionados. También este es el fruto de años de estudio, de experiencia y de errores; un deber gracias va a las valiosas enseñanzas de mi productor Marco Lincetto, al que luego dejé las huellas acabadas. En las hábiles manos de Marco he confiado la delicada fase de mezcla y masterización, estrictamente en cadena analógica, como me gusta. El resultado es una grabación con un sonido natural y de gran impacto que, con una instalación bien construida, hace entrar el piano en la casa, en toda su gloria. Con respecto a la elección de las piezas y su orden, hace mucho tiempo que intuitivamente había imaginado esta secuencia exacta. Es un recorrido de sonidos e imágenes que en mi cabeza se ha desarrollado precisamente así, que me encanta especialmente y por lo tanto, no necesitaría más ilustración. Sin embargo, añado que como persona que naturalmente percibe e imagina mundos abstractos, más allá de las imágenes que estos fragmentos-cuadro evocan, su secuencia, para explicarla con palabras comprensibles, me recuerda una hermosa iteración de funciones sinusoidales en tres dimensiones espaciales y una temporal, traducible en una sábana de espacio puro que se mueve sinuosamente, envolviéndote a veces, intercalando momentos de grandísimo ímpetu con otros de profunda reflexión, A veces asusta, pero en todo caso íntima. Frente al grabado integral, el haber extraído estas doce piezas en este orden exacto, no ha hecho más que confirmar esa intuición que tuvo hace mucho tiempo. Recomiendo una escucha de hilo para comprender mejor lo escrito arriba. Rachmaninov y yo mismo. Se podría dedicar todo el libreto solo a este tema. Simplemente, para concluir, su música es mi alma gemela en la música. He dedicado los últimos quince años a estudiar y tocar sus obras. Su lenguaje es tan parte de mí que he grabado un disco entero (Within & Without - Homage to Rakhmaninov) que recoge una serie de mis composiciones originales dedicadas al gran maestro. Con esto en cambio, quiero rendirle de nuevo homenaje tocando su música, para celebrar el 150º aniversario de su nacimiento.

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ViPerArp Trio

ViPerArp Trio

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01 - Bohemian Rhapsody (Queen) 6:32         Freddy Mercury 02 - Paint It Black (The Rolling Stones) 3:56           Mick Jagger, Keith Richard 03 - Always Remember Us This Way (Lady Gaga) 3:27         Lady Gaga 04 - Firth Of Fifth (Genesis) 7:47         Peter Gabriel, Steve Hackett, Mike Rutherford, Tony Banks, Phil Collins 05 - Resistance (Muse) 6:01         Matthew Bellamy 06 - Can't Help Falling In Love (Elvis Presley) 4:14         Hugo Peretti, Luigi Creatore, George David Weiss 07 - Stairway To Heaven (Led Zeppelin) 7:50         Jimmy Page, Robert Plant 08 - Your Song (Elton John) 5:28         Elton John, Bernie Taupin   Total time: 45:20   ViPerArp Trio Varina Fortin, violin Lucia Stone, harp Marica Veronese, percussions   24bit / 88.2kHz original digital recording made at Magister Area Recording, Preganziol, Italy, on July 5, 6, 7, 2022   Production: VELUT LUNA Executive producer: Marco Lincetto Balance recording and mix engineer: Marco Lincetto Musical producer: Mattia Zanatta Editing engineer: Mattia Zanatta Final and fine editing: Andrea Valfrè Mastering engineer: Marco Lincetto Photo: Marco Lincetto Design and layout: L'Image Social media manager: Massimo Corvino   "Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto" Edward Kennedy "Duke" Ellington Questa citazione del grande Duke si ritrova affermata da tanti altri acuti e attenti musicisti, pur con le più differenti varianti di forma, ma la medesima essenza sostanziale. Ad esempio, Adriano Lincetto, mio padre, diceva spesso che non esiste la "Musica Classica" o la "Musica Pop", o la "Musica jazz"... esiste solo la Musica Bella e la Musica Brutta. E infatti lui, grande pianista accademico, compositore, docente di pianoforte, amava indifferentemente, ad esempio, l'Appassionata di Beethoven, così come Yesterday dei Beatles o Sassi di Gino Paoli. Questo concetto è anche quello che ha principalmente istruito la mia scelta di fondare quasi trent'anni fa un'etichetta discografica alternativa alle scelte ingessate delle majors e comunque di tutti quegli operatori cosiddetti "mainstream". Un progetto come questo ViPerArp Trio rappresenta l'essenza più stretta e intima di questo ragionamento. Non è un progetto "provocatorio", anzi: si prefigge esattamente lo scopo di abbattere una volta di più le barriere fra i generi, con l'obiettivo di magnificare l'essenza stessa della Musica. Ho quindi personalmente scelto gli otto brani che compongono questo disco, tutti famosissimi e di "estrazione popolare", ovvero scritti e resi celeberrimi e immortali da autori e interpreti definitivi nell'immaginario popolare. Ho scelto questi brani e li ho affidati alle sapienti mani di un genio moderno della Musica come Oscar Del Barba, che ne ha fatto oggetto delle sue riflessioni e attenzioni. Il suo lavoro è stato quello di filtrare melodie, armonie e ritmi musicali, nativamente fissati e stabiliti in una direzione di genere precisa, attraverso le sue conoscenze e la sua sensibilità personale che passa senza alcuna soluzione di continuità, da Stravinsky ai ritmi Sudamericani, da Bartok a Charlie Parker, in un florilegio di colori ed emozioni nuove, ammalianti, assolute. Credo che questo lavoro possa rappresentare una sorta di perfetto paradigma tradotto in suoni della citazione iniziale di Duke Ellington. E spero che possa rappresentare un momento di svago, ma anche di crescita culturale per chiunque vorrà acquistarlo, ascoltarlo e gustarlo, mettendo da parte ogni pregiudizio e preconcetto strutturale.   Le interpreti di questa avventura hanno a loro volta saputo svestire i "panni di ruolo" di serissime musiciste "classiche" dal curriculum impeccabile, speso fra aule di Conservatorio e prestigiosi palcoscenici dei più noti teatri mondiali, hanno cioè saputo scendere dalla cattedra accademica che ne caratterizza le carriere principali, per trasformarsi in Muse di una Musica Nuova, che come amava dire il grande Maestro Ennio Morricone, potremmo definire Assoluta. I loro strumenti a volta si trasformano e trasfigurano in altro da sè, come il violino che a volte ammicca al suono della chitarra elettrica o di una tastiera vintage, o l'arpa che sa passare da pulsante motore ritmico a soave lira melodiosa e infine le percussioni infinite che fanno da contraltare e collante al lavoro delle altre due interpreti, non senza ritagliarsi a loro volta un ruolo solistico laddove meno te lo aspetteresti. Merito dunque a Oscar Del Barba che ha avuto la visione di tutto ciò su mia perversa ispirazione; e merito alle interpreti che hanno saputo uscire dal loro ruolo tradizionale e immedesimarsi al loro meglio possibile in questa nostra visione.   "There are two kinds of music: good music and all that" Edward Kennedy "Duke" Ellington This quote of the great Duke is found affirmed by many other acute and attentive musicians, although with the most different variations of form, but the same substantial essence. For example, Adriano Lincetto, my father, often said that there is no "Classical Music" or "Pop Music", or "Jazz Music"... there is only Beautiful Music and Ugly Music. And in fact he, great academic pianist, composer, piano teacher, loved indifferently, for example, the Beethoven Sonata "Appassionata", as well as Yesterday by the Beatles or Sassi by Gino Paoli. This concept is also the one that mainly instructed my choice to found almost thirty years ago an alternative record label to the plastered choices of the majors and all those so-called "mainstream" operators. A project like this ViPerArp Trio represents the narrowest and most intimate essence of this reasoning. It is not a "provocative" project, on the contrary: it aims precisely to break down once more the barriers between genres, with the aim of magnifying the very essence of Music. So I personally chose the eight songs that make up this album, all famous and of "popular extraction", that are written and made famous and immortal by authors and interpreters definitive in the popular imagination. I chose these pieces and I entrusted them to the wise hands of a modern genius of Music like Oscar Del Barba, who made them the subject of his reflections and attentions. His work has been to filter melodies, harmonies and musical rhythms, natively fixed and established in a precise genre direction, through his knowledge and his personal sensitivity that passes without any solution of continuity, from Stravinsky to South American rhythms, from Bartok to Charlie Parker, in a kaleidoscope of new colors and emotions, bewitching, absolute. I think this work can represent a sort of perfect paradigm translated into sounds of the initial quote of Duke Ellington. And I hope it will represent a moment of leisure, but also of cultural growth for anyone who wants to buy it, listen to it and taste it, putting aside any prejudice and structural preconception.   The performers of this adventure have in turn been able to undress the "role-playing roles" of serious "classical" musicians with impeccable curriculum, spent between classrooms of the Conservatory and prestigious stages of the most famous world theatres, that is, they were able to come down from the academic chair that characterizes the main careers, to become Muses of a New Music, which as the great Maestro Ennio Morricone loved to say, we could define Absolute. Their instruments turn and transfigure into something else on their own, like the violin that sometimes winks at the sound of the electric guitar or a vintage keyboard, or the harp that knows how to go from rhythmic engine button to sweet melodious lyre and finally the endless percussion that act as a counterweight and glue to the work of the other two performers, not without carving out in turn a solo role where you least expect. Thanks then to Oscar Del Barba who had the vision of all this on my perverse inspiration; and about the performers who have been able to get out of their traditional role and identify themselves at their best in this vision of ours.  

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Liszt Piano Transcriptions, Eliana Grasso

Liszt Piano Transcriptions, Eliana Grasso

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L. van Beethoven - F. Liszt 1 - Allegretto dalla Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92 (S. 464), 10:10 F. Schubert - F. Liszt  2 - Gretchen am Spinnrade (S. 558), 4:39 3 - Serenade (S. 560), 6:15 G. Verdi/F. Liszt 4 - Danza Sacra e duetto finale da Aida (S. 436), 11:13 F. Chopin - F. Liszt 5 - Mädchens Wunsch, da “Six chants polonais”( S. 480), 4:19 6 - Frühling, da “Six chants polonais” (S. 480), 2:40 R. Schumann - F. Liszt 7 - Widmung (S 566), 4:33 F. Liszt 8 - Mephisto Waltz n. 1, versione per pianoforte dell’autore (S. 514), 12:35   Total Time: 56:31   24bit / 88.2kHz original recording made at Laboratorio Zanta, Camponogara, Italy, on November and December 2021 Eliana Grasso plays on Steinway & Sons D274 Concert Grandpiano, tuned and prepared by Silvano Zanta   Production: VELUT LUNA Executive Producer: Marco Lincetto Musical producer: Eliana Grasso Recording, mix and mastering: Marco Lincetto Editing: Mattia Zanatta Cover photo: Marco Lincetto Design and layout: L'Image   Note critiche Di fronte al vasto catalogo di composizioni scritte da Franz Liszt e destinate ad arricchire il repertorio pianistico del XIX secolo ci si trova a dover constatare un maggior numero di opere basate su lavori di altri autori rispetto alle pagine di produzione propriamente originale. L’insieme dei diversi arrangiamenti, scritti durante tutto l’arco dell’attività compositiva dell’autore, rientrano all’interno di due categorie secondo la precisa volontà dello stesso Liszt, a cui si deve la prima distinzione terminologica: da una parte le trascrizioni, ovvero tutti quegli adattamenti pianistici in cui la partitura originaria viene mantenuta sostanzialmente inalterata; dall’altra parte le parafrasi, dei veri e propri esercizi di stile in cui il compositore si prende la libertà di variare il testo di partenza piegandolo alla propria velleità creativa. Sebbene siano stati più volte oggetto di aspre critiche da parte di alcuni esponenti della musicologia del primo Novecento (si veda il commento di Humphrey Searle, responsabile della catalogazione sistematica delle opere di Liszt: «potrebbe aver sprecato molto tempo su alcune di queste trascrizioni, ma almeno hanno fornito uno sbocco per la sua energia sovrabbondante», The Music of Liszt, London 1954), gli arrangiamenti prodotti dal compositore ungherese hanno contribuito alla divulgazione e alla promozione della musica di numerosi autori.   Faced with the vast catalog of compositions written by Franz Liszt and destined to enrich the piano repertoire of the 19th century, one finds a greater number of works based on the works of other composers than on the pages of his own original production. The range of different arrangements, written during the whole period of the composer's activity, fall into two categories according to the precise will of Liszt himself, to whom we owe the first terminological distinction: on the one hand, transcriptions, that is, all those piano adaptations in which the original score is maintained substantially unaltered; on the other hand, paraphrases, real exercises of style in which the composer takes the liberty of varying the original text, bending it to his own creative ambitions. Although they have often been the object of harsh criticism by some exponents of musicology of the early twentieth century (see the comment of Humphrey Searle, responsible for the systematic cataloging of the works of Liszt: "he may have wasted a lot of time on some of these transcriptions, but at least they have provided an outlet for his overabundant energy", The Music of Liszt, London 1954), the arrangements produced by the Hungarian composer have contributed to the dissemination and promotion of the music of many authors. ELIANA GRASSO Eliana Grasso, pianista, svolge attività concertistica in Europa e negli Stati Uniti in sale rinomate come la Carnegie Hall a New York, la Wigmore Hall a Londra, la Sala Verdi a Milano, la Royal Academy of Music a Londra, l’Heremitage di San Pietroburgo, Theatre La Filature di Mulhouse, la Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico di Verona, il Teatro Sociale di Bellinzona, la Cappella Paolina del Quirinale a Roma, Bloomsbury Theater di Londra, Salon Chopin (Société Historique Polonaise) a Parigi, Palazzo Ducale a Mantova, Teatro Piccolo Regio a Torino e numerose altre. Debutta nel 1994 eseguendo il concerto in re maggiore di Haydn, diretta da Luca Pfaff con l’Orchestra Sinfonica di Mulhouse, ricevendo grandi consensi di pubblico e critica ("Eliana Grasso: encore petite et déjà si grande", l'Alsace, marzo 1994) con numerose orchestre quali l’Orchestra Magister Harmoniae, l’Orchestra Piccolo Auditorium Paradisi, l’Orchestra del Teatro Filarmonico di Verona, diretta fra gli altri da Piero Bellugi. Si esibisce regolarmente come solista e in formazioni cameristiche per le più importanti stagioni musicali italiane quali: MITO Settembremusica (Torino), Società dei Concerti (Milano), Società del Quartetto (Milano), Unione Musicale (Torino) Trame Sonore (Mantova), I Concerti del Quirinale (Roma), Polincontri (Torino), Rivolimusica, I Concerti dell’Università della Tuscia (Viterbo), Milano Classica, I Concerti del Pomeriggio del Teatro Alfieri (Torino), Fondazione William Walton (Napoli), Settembre Musicale Orta (Novara), Ravello Concert Society (Napoli), Concerti a Palazzo Labia (Venezia), Teatro Torti (Bevagna). Si è anche esibita in Norvegia, Russia, Stati Uniti, Francia, Svizzera, Spagna, Inghilterra e Romania. Collabora stabilmente in duo con il flautista Romano Pucci (primo flauto Teatro alla Scala di Milano), a quattromani e due pianoforti con la pianista Irene Veneziano ed esplora il repertorio liederistico con la soprano Susanna Rigacci. E’ stata premiata in numerosi concorsi: a 13 anni si classifica terza assoluta al Concorso Internazionale di San Pietroburgo, da allora si classifica prima assoluta in numerosissimi concorsi italiani: Stresa, Premio J.S. Bach, Premio Kawai, Premio Clementi e molti altri. Più recentemente, nel 2014 è vincitrice assoluta del Concorso Internazionale Festival di Bellagio. I suoi concerti sono stati trasmessi in diretta da emittenti radiofoniche quali Rai Radiotre, è recentemente stata ospite della trasmissione “Il Pianista” in onda su Radio Classica. Per l’etichetta Velut Luna ha già registrato “Sortilèges” con musiche di Ravel e Saint Saens in duo con I. Veneziano (“le due musiciste diventano un solo organismo e danno espressione a tutto il fascino di questa musica” Suonare, 2015). Diplomata con il massimo dei voti presso il conservatorio “G. Verdi” di Torino, e premiata con la borsa di studio “Lascito Piacenza” per il miglior esame conclusivo, prosegue gli studi presso l’Accademia “Incontri con il Maestro di Imola”, dove studia con F. Scala, R. Risaliti, P. Masi. Si perfeziona anche con K. Bogino, E. Arciuli, P. Badura-Skoda, M. Damerini, A. Lucchesini, S. Gadžijev, J. Swann, P. De Maria, L. Pogorelich. Ha affiancato all’attività concertistica l’attività di docente e pianista collaboratore stabile presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano dal 2010 al gennaio 2021. Attualmente insegna Pratica e Lettura Pianistica e Pianoforte presso il Conservatorio “Franco Vittadini” di Pavia. Eliana Grasso, pianist, has performed in Europe and in the United States in important concert halls such as Carnegie Hall in New York, Wigmore Hall in London, Sala Verdi in Milan, Royal Academy Music in London, Heremitage in Saint Petersburg, Theatre “La Filature” in Mulhouse, Maffeiana Hall in Verona, the Social Theatre in Bellinzona, the Pauline Chapel in Rome, Bloomsbury Theatre in London, Salon Chopin (Société Historique Polonaise) in Paris, Ducal Palace in Mantova, Piccolo Regio Theatre in Turin and many others. She makes her debut in 1994 playing Haydn’s D major concert with the Symphonic Orchestra of Mulhouse, directed by Luca Pfaff, warmly received by public and critics alike ("Eliana Grasso: encore petite et déjà si grande", l'Alsace, March 1994). She performs as a soloist with several orchestras such as: Magister Harmoniae, Orchestra Piccolo Auditorium Paradisi, Verona Philharmonic Orchestra, directed among the others by Piero Bellugi. She performs regularly as a soloist and with chamber ensembles for some of the most important Italian festivals and music seasons such as: MITO Settembremusica (Turin), Società dei Concerti (Milan), Società del Quartetto (Milan), Unione Musicale (Turin) Trame Sonore (Mantua), I Concerti del Quirinale (Rome), Polincontri (Turin), Rivolimusica, I Concerti dell’Università della Tuscia (Viterbo), Milano Classica, Afternoon Concerts at Alfieri Theatre (Torino), William Walton Foundation (Naples), Settembre Musicale Orta (Novara), Ravello Concert Society (Naples), Villa Torlonia (Rome), Palazzo Labia (Venice), Torti Theater (Bevagna). She has also performed in Russia, United States, France, Switzerland, England, Romania. She plays stably in various chamber music formations: in duo with flutist Romano Pucci (first flute La Scala Theatre in Milano), four hands and two pianos with Irene Veneziano and explores liederistic repertoire with soprano Susanna Rigacci. She has won prizes in several Music International Competitions: she wins the Third prize at EMCY St. Petersburg International Piano Competition and First Prize in New York’s Golden Classical Awards. Furthermore, she wins First Prize in important Competitions in Italy: Stresa, J.S. Bach Prize, Kawai Prize, Clementi competition and many others. More recently, in 2014, she wins First Prize in the International Competition “Festival of Bellagio”. Her concerts have been broadcasted live by important radios such as Rai Radiotre, recently she has been interviewed for “The Pianist”, live on Classica Radio Milan. For Velut Luna she has released “Sortilèges”, music by Ravel and Saint Saens with pianist I. Veneziano (“the two musicians become one and give expression to all of the fascination of this music” Suonare, 2015) In 2000 she obtains her diploma in the Conservatory of Turin with full marks, in 2005 she obtains her Master’s degree in piano performance, winning the prize “Lascito Piacenza” for the best final exam piano recital. She continues her studies at the Academy of Imola with Franco Scala, Piernarciso Masi and Riccardo Risaliti. She also studies with: K. Bogino, E. Arciuli, P. Badura-Skoda, M. Damerini, A. Lucchesini, S. Gadžijev, J. Swann, P. De Maria. Together with her concert activity, she has worked as collaborative pianist for the Academy of La Scala Theatre of Milan, today she is Piano Professor at Conservatory “F. Vittadini” in Pavia  

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Carlo Graziani-Walter,

Carlo Graziani-Walter, "AL MONDO MUSICALE"

€ 18,00

Carlo Graziani-Walter (Bruxelles, 1851 - Firenze, 1927) è stato un pianista, mandolinista, compositore, che si è distinto per un'ampia produzione musicale dedicata al mandolino e in generale al mondo dei plettri, e ovviamente al pianoforte. Si tratta prevalentemente di musica da camera e per piccole orchestre, nobile punta di diamante del miglior tardo romanticismo europeo. Grazie alle fitte relazioni con l'alta borghesia e la nobilità mitteleuropea e italiana, Graziani-Walter ha spesso, per non dire quasi sempre, tratto ispirazione dalla conoscenza e dall'amicizia per le sue opere che quasi sempre vantano una dedica specifica a questo o a quella. Il repertorio proposto in questo disco è frutto di un'attenta ricerca realizzata da Maura Mazzonetto, docente al Conservatorio C.Pollini di Padova, tutta incentrata nella riscoperta di manoscritti originali e inediti. Tutte le registrazioni sono PRIME ASSOLUTE MONDIALI ----------------------------------------------------------------------------------- tracklist e credits Carlo Graziani-Walter   (Bruxelles, 1851 – Firenze, 1927) "AL MONDO MUSICALE" Compositions For Mandolins, Piano And Voices A Musical Project By Maura Mazzonetto And Pier Corrado Danieli --------------------------------------------------------------------------------------   01 - Dante e Beatrice, op.134  “Meditazione”per orchestra a plettro, arpa e organo, 6:38 A Letizia Marcucci  “mia diletta sposa” Ensemble Orchestrale diretto da Maura Mazzonetto *                             02 - Canzone d’Amore op.281   Andante espressivo per mandolino e pianoforte, 2:51 “A mademoiselle Jenny Simon” Giulio Sensolo, mandolino, Maura Mazzonetto, pianoforte   03 - Inno op.261 a 2 voci con accompagnamento di pianoforte, 3:27 Alla Vergine S.S. del Rosario di Pompei 04 - Ave Maria  per canto e pianoforte 2° voce ad libitum, 3:58 Kamilla Menlibekova, soprano,  Cristiano Didone’, tenore   05 - Sur la plage “Barcarolle” per pianoforte, 2:24 06 - Sous le tilleul “Courante” per pianoforte, 1:35 A’ la charmante fillette Emmina Curzio 07 - En gondole op.131 “Caprice barcarolle” per pianoforte, 2:07 Maura Mazzonetto, pianoforte   08 - Gemito Appassionato  ”Elegia” per due mandolini, mandola e pianoforte, 7:27 All’Esimio Mandolinista Prof. Costantino Bertucci” Gran successo della Società Mandolinisti Margherita Maria Cleofe Miotti, Massimo Sanapo, mandolini, Kioko Kato, mandola,  Maura Mazzonetto, pianoforte   09 - Dans le pays des songes  “Aubade” per pianoforte, 3:43 A la charmante fillette Rita Curzio Chiara Gislon, pianoforte   10 - Patinage “Caprice caracteristique” per pianoforte, 3:16 Paolo Cornale, pianoforte   11 - Infanzia sulle 5 note per pianoforte a 4 mani, 6:00 N.1 Pupa ride (Gavotta)  N.2 Pupa piange (Melodia) N.3 Pupa giuoca (Valzer) N.4 Pupa capricciosa (Marcia) N. 5 Pupa dorme(Ninna nanna) Eduardo e Sara Castellano, pianoforte     12 - Vogata Notturna op.233 “Barcarola” per Orchestra a plettro, 3:54 Ensemble Orchestrale diretto da Maura Mazzonetto *     13 - Pleine lune  Contemplation per pianoforte, 3:58 14 - Dante e Beatrice  “Meditazione” (versione per pianoforte dell'autore), 6:10 Maura Mazzonetto, pianoforte   15 - Mirto e Cipresso op.180  “Elegia”per orchestra a plettro, 4:57 In memoria di mia madre Ensemble Orchestrale diretto da Maura Mazzonetto *   Total Time: 62:32   * Orchestra a plettro di Breganze  /  Ensemble “Mandolini e chitarre delle Venezie” /  Ensemble di mandolini e chitarre “Pollini” Direttore Maura Mazzonetto Esecutori: Mandolino: Anna Bozzetto, Carlo Calzavara, Emanuele Cappellotto, Pier Corrado Danieli, Giannarnaldo Ferrara, Edoardo Lazzarin, Stefano Maciga, Andrea Miotti, Maria Cleofe Miotti, Davide Petrin, Massimo Sanapo, Emiliano Scettri, Giacomo Simioni Mandola: Alessandro Antonello, Giuliano Menara, Kyoko Kato, Giulio Sensolo Chitarra: Anna Favaro, Filippo Favaro, Marco Fragalà, Alessandro Marchiori, Nicola Mazzon, Ilaria Settimo Mandoloncello: Andrea Bazzoni, Paolo Gatto Arpa: Giorgia Bragante, Chiara Isepato Violoncello: Enrica Frasca Contrabbasso: Federico Salotto Organo: Pietro Revoltella.   24bit / 96 kHz original recording made at Auditorium Pollini, Padova, Italy, during different sessions on 2018 and 2019   Tracks 13 and 14 were recorded and mixed by Marco Lincetto, at Main Hall, Fondazione Masiero e Centanin, Arquà Petrarca, Italy, on Februray, 2022, using piano Steinway & Sons Mod.O, made in New York on 1909   Production: VELUT LUNA Executive Producer: Marco Lincetto Artistic direction: Maura Mazzonetto Recording and Mix Engineer: Giacomo Brocca Mastering Enegineer: Marco Lincetto Graphics and layout: L'Image  

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Furious Dance (crossover orchestra)

Furious Dance (crossover orchestra)

€ 18,00

L'universo sonoro del giovane compositore croato Dubravko Palanović (1977*) è contraddistinto non solo dal fenomeno del crossover musicale, come una sorta di determinante generazionale, ma anche dal suo grande potere ricettivo, dalla capacità di assorbire e assimilare varie influenze musicali, stili e generi, e soprattutto padroneggiando il mestiere di compositore di formazione classica. Tutto ciò gli permette di trascendere i confini di una mera “lega/miscela stilistica" che oggi, oramai quasi "meccanicamente" delineiamo da un significato più profondo con la già svuotata definizione di world music. Sebbene inizialmente costituita da una serie di elementi riconoscibili, la musica di Palanović offre in ampia misura una sostanza tonale personale, originale e pregnante. Le sue composizioni su questo CD, ad esempio, portano l'impronta delle microregioni croate (geograficamente molto vicine, ma ancora abbastanza specifiche e ricche di diversità): la musica tradizionale della Dalmazia o dell'entroterra dalmata (Kamene zvijezde – Stelle di pietra), dell’Istria e i suoni aspri delle sue sopele esotiche (Mistični putevi Istre - Sentieri mistici dell'Istria), le belle canzoni dei dintorni di Zagabria (Sjećam se “Plavog trnaca” – Mi ricordo del pruno blu), o le anime allegre della Slavonia (Drmeš) L'intero album è caratterizzato da una ricchezza di contrasti: atmosfere di intenso movimento si alternano a stati meditativi, eccitazioni momentanee e scoppi di passione esplosiva di energia con rilassamenti improvvisi e fughe nella contemplazione, immagini tonali di stati intimi in cui i musicisti presentano i loro segreti attraverso espressioni musicali estroverse, piene di buone vibrazioni. L'album Furious dance è un viaggio nell'ignoto ricco di emozioni e di nuovi, ancora inimmaginabili, paesaggi musicali, tutti da scoprire, una musica che commuove, ispira, e che di certo non lascerà indifferente nessuno.   The sound universe of compositions by the young Croatian composer Dubravko Palanović (1977 *) is marked not only by the phenomenon of musical crossover, as a kind of generational determinant, but especially by its great receptive power, its ability to absorb and assimilate various musical influences, styles and genres, but above all and quite crucially by mastering the skill of a classically educated composer. All this enabled him to transcend the boundaries of a mere "stylistic alloy" which today (already almost "mechanically") is defined from a deeper meaning by the already over-used notion of world music. Upon closer acquaintance, Palanović's music, although at first seemingly consisting of several recognizable elements, offers an exceptional amount of its own, original, and succinct tonal substance. For example, his compositions on this sound carrier bear the stamp of several Croatian micro-regions (geographically very close, but still so special, specific and rich in diversity): the traditional music of Dalmatia or the Dalmatian hinterland (Kamene zvijezde – Stone Stars), of Istria with its harsh sounds of exotic sopelas  (Mistični putevi Istre - Mystical Ways of Istria), lovely songs from the surroundings of Zagreb (Sjećam se “Plavog trnaca” - I Remember the Blue Blackthorn), or the cheerful and radiant Slavonian spirit (Drmeš). The whole album is characterized by a wealth of contrast: atmospheres of intense movement alternate with meditative states, momentary excitements and outbursts of hot passion bursting with energy with sudden relaxations and escapes into contemplation, tonal images of intimate states in which musicians reveal their deepest secrets in the language of music with very extrovert musical expressions full of good vibes. The album Furious dance is a journey into the unknown; full of excitement and new, yet unimagined musical landscapes, which are worth discovering, and full of music that moves and inspires and that will certainly not leave anyone indifferent. Davor Merkaš  

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Miroirs de la musique

Miroirs de la musique

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Mysterium, un’opera ambiziosa, portatrice dell’idea rivoluzionaria dell’unione sinestetica dei cinque sensi. Alla sua realizzazione – da ambientarsi ai piedi dell’Himalaya - occorrono una grande orchestra, un coro misto, ballerini, incensi ed effetti luminosi. Il fine ultimo è l’evoluzione spirituale dei fruitori di questa opera immensa, in linea con l’estetica tardoromantica. Skrjabin lavora per anni a questo progetto senza precedenti - seppur debitore della Gesamtkunstwerk wagneriana - lasciandolo incompiuto con la sua morte. Ed è in questo contesto che trova la luce Vers la flamme, un poema in cui la voce del fuoco è protagonista, dall’inizio in cui arde sotto le braci, sotterraneo e magmatico, al crepitare sempre più intenso e bramoso, sino al finale in cui si espande incontrollato, bruciando tutto ciò che lo circonda. La conclusione estatica è di impronta skrjabiniana, e ricorda quel senso di liberazione che il compositore brama con il Mysterium. Volto francese e titolo della presente produzione, incentrata sul Primo Novecento pianistico, è la Suite Miroirs di Ravel. È composta da cinque episodi, di cui ognuno ritrae un soggetto diverso, osservato attraverso uno specchio. Il musicista fu infatti ispirato da un verso del Giulio Cesare di Shakespeare: “L’occhio non vede se stesso che per riflesso, attraverso altre cose.” La Sonata di Barber si può definire una “Sonata di guerra”, scritta solo quattro anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, e caratterizzata da esplicita violenza, soprattutto nei movimenti di apertura e chiusura. L’allegro energico si delinea in un’azione imperante e volitiva, quasi opprimente, del primo tema, che si oppone al passivo lamento del secondo. Si può constatare già dal primo movimento come la Sonata aderisca ai modelli formali classici, in questo caso, alla forma-sonata. L’allegro vivace e leggero, dall’atmosfera grottesca, contiene frammenti di danza, probabilmente un valzer, che conferiscono un carattere falsamente spensierato e incurante. Il cuore espressivo della sonata risiede nel terzo movimento, l’adagio mesto, che sviluppa un canto estremamente tormentato e straziato; nella seconda pagina dello spartito, possiamo assistere ad una perfetta imitazione di un pianto angosciato, che evolve in un climax tremendamente sopraffatto dalla ragione. Tra le dissonanze di nona minore e settima maggiore, si giunge alla quiete finale, un insperatissimo accordo di si minore, provvisoria pace prima del quarto movimento. La fuga finale a quattro voci è celebre nelle sale da concerto, e unisce il dramma dei movimenti precedenti a ritmi in controtempo molto caratteristici e ad armonie di derivazione jazzistica. Sorprendente è la spensieratezza dei divertimenti nella sezione centrale, ancora di più il ritorno all’angoscia nello stretto finale, in cui i bassi poderosi sono tamburi infernali che sanciscono la tragicità che si era palesata sin dalle prime note della sonata.     Mysterium, an ambitious work, the bearer of the revolutionary idea of ​​the synesthetic union of the five senses. Its realization - to be set in the foothills of the Himalayas - requires a large orchestra, a mixed choir, dancers, incense and lighting effects. The ultimate goal is the spiritual evolution of the users of this immense work, in line with the late Romantic aesthetic. Skrjabin worked for years on this unprecedented project - albeit in debt to the Wagnerian Gesamtkunstwerk - leaving it unfinished with his death. In addition, it is in this context that Vers la flamme finds the light, a poem in which the voice of fire is the protagonist, from the beginning in which it burns under the embers, underground and magmatic, to the increasingly intense and eager crackle, until the final in which expands uncontrollably, burning everything around it. The ecstatic conclusion is Skrjabinian, and recalls that sense of liberation that the composer craves with the Mysterium. French face and title of this production, focused on the early twentieth century piano, is Ravel's Suite Miroirs. It consists of five episodes, each of which portrays a different subject, observed through a mirror. The musician was in fact inspired by a verse from Shakespeare's Julius Caesar: "The eye sees itself only by reflection, through other things." Barber's Sonata can be defined as a "War Sonata", written only four years after the end of the Second World War, and characterized by explicit violence, especially in the opening and closing movements. Allegro energy is outlined in a dominant and strong-willed, almost oppressive action of the first theme, which is opposed to the passive lament of the second. It can be seen from the first movement that the Sonata adheres to classical formal models, in this case, to the sonata form. The lively and light Allegro, with a grotesque atmosphere, contains fragments of dance, probably a waltz, which give it a falsely carefree and careless character. The expressive heart of the sonata lies in the third movement, the sad adagio, which develops an extremely tormented and tortured song; on the second page of the score, we can witness a perfect imitation of an anguished cry, which evolves into a climax tremendously overwhelmed by reason. Between the dissonances of the minor ninth and major seventh, we reach the final stillness, an unexpected chord of B minor, provisional peace before the fourth movement. The final fugue for four voices is famous in concert halls, and combines the drama of the previous movements with very characteristic counter-tempo rhythms and jazz-derived harmonies. Surprising is the lightheartedness of the entertainment in the central section, even more so is the return to anguish in the narrow finale, in which the powerful basses are infernal drums that sanction the tragic nature that had been revealed since the first notes of the sonata.  

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The Planets

The Planets

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recensione di Andrea Bedetti su musicvoice https://musicvoice.it/il-lato-nascosto-dei-pianeti-la-trascrizione-per-due-pianoforti-della-suite-sinfonica-di-gustav-holst/?fbclid=IwAR3hZ44AF1zYKNU9JhybRb3_zkAiPhD81yK3QkxbzctIrKgUTWJkYb8_t9w Note a Margine Un critico ebbe a definire I PIANETI, probabilmente non a caso, come "The British Rite Of Springs". In realtà si tratta di musica molto descrittiva, non disgiunta tuttavia da una notevole complessità di scrittura, che però non appare mai come tale alle orecchie dell'ascoltare. All'interno delle sette piccole rapsodie, che rispondono al nome e all' "umore" presunto dei sette pianeti omaggiati, si rincorrono temi e armonie estremamente efficaci e impressive, destinate a fissarsi immediatamente nella memoria anche di un ascoltatore distratto. Tali e tanti sono questi momenti felici che quest'opera sarà fonte ispirativa per ben più di un grande compositore di musica da film dei nostri tempi, arrivando questi, spesso, a citare pari pari intere frasi musicali, vedi ad esempio il tema famosissimo della saga di Star Trek, nel finale di Giove. Ma anche John Williams, Bernard Hermann, Alan Silvestri e James Horner sono grandi debitori verso Holst per alcuni dei loro temi più celebri. Nell'ultima parte della sua vita "dopo" I Pianeti, Holst realizzerà altre opere di pregio, ma nessuna al livello del suo capolavoro, che consapevolmente o meno, l'Umanità tutta ha imparato ad amare, direttamente o indirettamente. La versione che proponiamo oggi è una trascrizione de I PIANETI per due pianoforti, realizzata dallo stesso Holst, poco tempo l'originale per orchestra. Si tratta di un'opera rarissima da ritrovare su disco e anche eseguita dal vivo. Infatti da un punto di vista tecnico questa versione presenta difficoltà assolutamente trascendentali per gli interpreti che decidono di cimentarsi: e questo proprio per il fatto di dover ridurre l'estrema complessità delle trame sonore di una grande orchestra sinfonica, alle sole 4 mani e due tastiere di questo organico ridotto. Solo grandissimi e affiatatissimi interpreti possono a buon diritto cimentarsi con questa alta montagna da scalare, come appunto è il caso dei nostri Alberto Nosè e Valentina Fornari, anche compagni nella vita, interpreti  di grandissimo talento e lunga esperienza.   Questo disco infine, offre a mio parere un ultimo ma non ultimo motivo di interesse nel suono che siamo riusciti a proporre, partendo dai pianoforti e dal luogo di registrazione, che sono due meravigliosi FAZIOLI F278 ripresi nell'altrettanto splendida acustica della FAZIOLI HALL di Sacile, sede della prestigiosa ditta FAZIOLI, universalmente nota per costruire alcuni dei migliori pianoforti del Pianeta. La ripresa in alta risoluzione digitale nativa, l'utilizzo di microfoni, e preamplificatori microfonici selezionatissimi e di riferimento assoluto (AUSTRIAN OC818, SCHOEPS MK2s e SENNHEISER MKH8020; e ancora MILLENNIA MEDIA HV3-B) completano l'opera. Marco Lincetto   ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Critical Notes A critic defined THE PLANETS, probably not coincidentally, as "The British Rite Of Springs". In reality it is very descriptive music, not separated, however, by a remarkable complexity of writing, which, however, never appears as such to the ears of the listener. Inside the seven little rhapsodies, which answer to the name and to the presumed "mood" of the seven homage planets, extremely effective and impressive themes and harmonies chase each other, destined to be immediately fixed in the memory even of a distracted listener. So many are these happy moments that this work will be a source of inspiration for more than one great film music composer of our time, often coming to quote entire musical phrases, see for example the famous theme of the Star Trek saga, in the final of Jupiter. But also John Williams, Bernard Hermann, Alan Silvestri and James Horner are great debtors to Holst for some of their most famous themes. In the last part of his life "after" THE PLANETS, Holst would perform other valuable works, but none at the level of his masterpiece, which consciously or unconsciously, all Humanity has learned to love, directly or indirectly. The version we are proposing today is a transcription of THE PLANETS for two pianos, made by Holst himself, a short time after the original for orchestra. It is a very rare work to find on record and also performed live. In fact, from a technical point of view, this version presents absolutely transcendental difficulties for the performers who decide to undertake it: this is due to the fact that they have to reduce the extreme complexity of the sound plots of a large symphony orchestra to only 4 hands and two keyboards of this reduced ensemble. Only very great and close-knit interpreters can rightly compete with this high mountain to climb, as is the case of our Alberto Nosè and Valentina Fornari, also companions in life, interpreters of great talent and long experience.   Finally, in my opinion this record offers a last but not least reason of interest in the sound that we were able to propose, starting from the pianos and the recording location, which are two wonderful FAZIOLI F278 recorded in the equally splendid acoustics of FAZIOLI HALL in Sacile, home of the prestigious FAZIOLI company, universally known for designing some of the best pianos on the planet. The recording in high native digital resolution, the use of microphones, and microphone preamplifiers selected and absolute reference (AUSTRIAN OC818, SCHOEPS MK2s and SENNHEISER MKH8020; and also MILLENNIA MEDIA HV3-B) complete the work. Marco Lincetto  

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Leonora Armellini, THE EARLY YEARS

Leonora Armellini, THE EARLY YEARS

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Le registrazioni del CD di questo mese sono state effettuate nel 2007 e nel 2008, quando Leonora aveva rispettivamente 15 e 16 anni. Diplomatasi in Conservatorio eccezionalmente a 12 anni (!!!), in questi due concerti ripresi RIGOROSAMENTE DAL VIVO e senza tagli di editing, pur nella freschezza della giovanissima età mostrava già tutto il talento e le grandi qualità musicali che avrebbe poi perfezionato negli anni successivi, con studio ed esperienza fino alla maturità assoluta di oggi che l'hanno portata a qualificarsi nella finale (quinto posto assoluto) del più importante conocorso pianistico del mondo, lo Chopin di Varsavia, nell'ottobre 2021.  Le presenti registrazioni, realizzate in alta risoluzione digitale, erano state originariamente concepite per il riversamento su SACD, sia in versione stereo che multicanale. All'epoca, dunque, il missaggio dei segnali derivati dai microfoni componenti il Decca Tree con cui è stata effettuata la ripresa venne effettuato in totale dominio digitale (registrazione di ogni singolo microfono su una traccia indipendente e successivamente il file multitraccia mixato in dominio digitale). Per questa edizione, anche svincolati dalla necessità del programma multicanale, abbiamo deciso di rimixare le tracce originarie utilizzando un mixer analogico di alta qualità, quale il ben noto Neve serie 88.   Il missaggio analogico propone questi brani sotto una nuova luce e si differenzia rispetto a quanto proposto nel SACD pubblicato nel 2008. Non si tratta di un suono necessariamente "migliore", ma comunque differente ed è quindi interessante apprezzare questa novità. La principale differenza sta in una maggiore presenza generale del suono. Infatti mixando in dominio analogico si può sfruttare il grande headroom di uscita di un mixer analogico (tipicamente anche +36db, come nel caso del Neve): quindi, tenendo oi singoli segnali nativi non attenuati, si sfrutta tutta la risoluzione piena di ogni singola traccia, senza tuttavia rischiare la saturazione a 0.0 db tipica del mix in dominio digitale. Per questo nuovo progetto abbiamo utilizzato il già menzionato mixer Neve serie 88, ma prima le tracce sono state ovviamente convertite in analogico tramite un DAC multitraccia professionale Lynx Aurora 16, dotato di stadi analogici d'uscita modificati custom secondo nostre specifiche. Il segnale stereofonico analogico generato dal Neve, è stato poi riacquisito in dominio digitale a 24bit / 88.2 kHz tramite il fedelissimo ADC PRISM SOUND AD2 DREAM, per essere poi "decimato" a 16bit/44.1kHz e masterizzato per la pubblicazione in CD attraverso la workstation Magix Sequoia. Buoni ascolti.   Marco Lincetto  

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Johann Sebastian Bach - Cello Suites For Harpsichord

Johann Sebastian Bach - Cello Suites For Harpsichord

€ 18,00

La trascrizione è una pratica compositiva che accompagna la storia della musica ormai da diversi secoli. Se nel ’500 iniziano a fiorire le prime intavolature liutistiche di brani vocali, nel ‘700 essa si impone come vero e proprio genere sempre più in voga e sempre più richiesto. Maestro e modello di quest’arte è senza dubbio Johann Sebastian Bach (1685-1750), il quale dedica alla trascrizione l’intero arco della sua produzione musicale. Negli anni giovanili di Weimar, per assecondare le richieste di una corte particolarmente affascinata dal gusto italiano, trascrive numerosi Concerti dando vita a nuove ed interessantissime pagine di solismo tastieristico. A Lipsia diversi Concerti per Violino vengono destinati al clavicembalo, probabilmente per arricchire il repertorio del Collegium Musicum del quale Bach possiede la direzione artistica. Intere Cantate cambiano testo e destinazione in un esercizio di altissimo artigianato musicale, dettato sì da esigenze contingenti, ma condotto con un’arte e una perizia tali da far apparire questi rifacimenti come opere del tutto nuove. Le Sei Suites per Violoncello solo, protagoniste di questa incisione, non hanno mai trovato luce editoriale in forma di trascrizione per mano dell’autore stesso, mentre le Sei Sonate e partite per Violino solo, le quali possono essere considerate loro sorelle, sono state ampiamente rimaneggiate da Bach stesso e trasformate in varie versioni. Inoltre, grazie alla testimonianza di due musicisti contemporanei di Bach, sappiamo che il compositore stesso si cimentava nell’esecuzione al clavicembalo e al clavicordo di questi brani: se l’organista Jacob Adlung (1699-1762) nel descrivere le Sonate e Partite sottolinea il fatto che ‘’possano essere eseguite anche al clavicembalo’’, Johann Friedrich Agricola (1720-1774) ci assicura che ‘’il compositore stesso le suonava spesso al clavicordo e aggiungeva l’armonia che riteneva necessaria’’. La pratica della trascrizione si rivela come un’ottima e ineguagliabile chiave d’accesso per entrare nel pensiero compositivo dell’autore dell’opera trascritta: più che un mero esercizio di stile, è da considerarsi una vera e propria arte che permette di accedere all’essenza del discorso musicale, svincolandosi dagli automatismi gestuali derivanti dalla tecnica del proprio strumento. Una delle immagini che può descrivere al meglio questo tipo di esperienza è quella di entrare nella bottega di un artigiano, osservare e assorbire i segreti tecnici del mestiere per poi lavorare assieme allo stesso progetto. La trascrizione ci riserva dunque la possibilità di dialogare attivamente con i grandi maestri del passato e di affinare la nostra sensibilità e il nostro pensiero attorno all’estetica di un preciso periodo storico. In prima battuta, il fatto di rimaneggiare uno dei capolavori più eseguiti e apprezzati dell’intera produzione bachiana mi ha posto di fronte a numerosi interrogativi, i quali sono stati gradualmente risolti a seguito di un adeguato approfondimento analitico delle trascrizioni per clavicembalo operate da Bach stesso a partire da composizioni proprie e altrui. Contrariamente a quanto previsto all’inizio di questo percorso, la difficoltà maggiore non è stata quella di riuscire a produrre concretamente qualcosa a partire dal materiale originario, ma di trovare la forza di scegliere una versione definitiva selezionando tra le numerosissime possibilità interpretative offerte dalle Suites stesse. Occasionalmente, nello stilare questa trascrizione, mi sono trovato di fronte a decine di alternative per il medesimo passaggio musicale e ho dovuto scegliere, di volta in volta, se valorizzare la coerenza con la produzione tastieristica di J. S. Bach, la fedeltà assoluta nei confronti del materiale originario, l’aderenza alla resa sonora della versione violoncellistica, la comodità della mano, l’uniformità stilistica di scrittura per ogni singola danza e altre esigenze che emergono spontaneamente dal confronto con questa particolare tipologia di pratica compositiva. In conclusione, è possibile affermare che le scelte operate durante il processo di trascrizione siano sempre state dettate dall’esigenza di ottenere un risultato il più vicino possibile alla produzione clavicembalistica del compositore tedesco e abbiano rifiutato qualsiasi tentativo di modernizzazione dell’opera trascritta. Dario Carpanese   Transcription is a compositional practice that has accompanied the history of music for several centuries. If the first lute tablatures of vocal pieces began to flourish in the 1500s, in the 1700s transcription became a true and proper genre that was increasingly in vogue and in demand. Master and model of this art is undoubtedly Johann Sebastian Bach (1685-1750), who dedicated the entire span of his musical production to transcription. In his youthful years in Weimar, in order to satisfy the requests of a court that was particularly fascinated by Italian taste, he transcribed numerous Concertos, creating new and very intriguing pages of keyboard soloism. In Leipzig, several Violin Concertos were assigned to the harpsichord, probably to enrich the repertoire of the Collegium Musicum, of which Bach was the artistic director. Entire Cantatas change text and destination in an exercise of the highest musical craftsmanship, dictated by contingent needs, but conducted with such art and skill thus as to make these remakes appear as entirely new works. The Six Suites for Cello solo, protagonists of this recording, have never found an editorial light in the form of a transcription by the author himself, while the Six Sonatas and Partitas for Violin solo, which can be considered their consanguineous sisters, have been widely reworked by Bach himself and transformed into various versions. Moreover, in virtue of the testimony of two musicians of Bach’s era, we know that the composer himself tried his hand at performing these pieces on the harpsichord and clavichord: if the organist Jacob Adlung (1699-1762), in describing the Sonatas and Partitas, emphasizes the fact that "they can also be played on the harpsichord", Johann Friedrich Agricola (1720-1774) assures us that "the composer himself often performed them on the clavichord and added the harmony he considered necessary". The practice of transcription reveals itself as an excellent and incomparable key to enter the compositional thought of the author of the transcribed work: more than a mere exercise of style, it is to be considered a real art that allows access to the essence of the musical discourse, freeing oneself from the gestural automatisms deriving from the technique of one's own instrument. One of the images that can best describe this type of experience is that of entering the workshop of an artisan, observing and absorbing the technical secrets of the craft and then working together on the same project. The transcription therefore gives us the possibility to actively dialogue with the great masters of the past and to refine our sensitivity and our thinking around the aesthetics of a precise historical period. At first, the fact of reworking one of the most performed and appreciated masterpieces of Bach's entire production posed many questions to me, which were gradually resolved after an adequate analytical study of Bach's transcriptions for harpsichord from his own compositions and those of others. Contrary to what was foreseen at the beginning of this course, the greatest difficulty was not that of being able to produce something concretely from the original material, but of finding the strength to choose a definitive version from the numerous interpretative possibilities offered by the Suites themselves. Occasionally, in compiling this transcription, I found myself faced with dozens of alternatives for the same musical passage, and I had to choose, from time to time, whether to value coherence with J. S. Bach's keyboard production, absolute fidelity to the original material, adherence to the sound rendering of the cell version, comfort of the hand, stylistic uniformity of writing for each single dance, and other requirements that emerge spontaneously from the comparison with this particular type of compositional practice. In conclusion, it is possible to affirm that the choices made during the transcription process were always dictated by the need to obtain a result as close as possible to the harpsichord production of the German composer and rejected any attempt to modernize the transcribed work. Dario Carpanese

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FRANZ SCHUBERT, PIANO SONATAS - box 5CD

FRANZ SCHUBERT, PIANO SONATAS - box 5CD

€ 50,00

Eseguite dal compositore stesso in occasioni private destinate alla Vienna borghese e alla cerchia di conoscenti, le cosiddette schubertiadi, le Sonate per pianoforte di Franz Schubert sono rimaste a lungo terreno inesplorato. La prima esecuzione pubblica di un ciclo “completo” delle sonate schubertiane risale al 1868 grazie all’interpretazione di Charles Halle presso la St. James Hall di Londra. Il programma prevedeva l’esecuzione delle sette Sonate a cui era stato assegnato un numero d’opera e le ultime tre sonate composte nel 1828. Nel novembre 1938 Webster Aitkin propose dodici delle sonate in una serie di quattro concerti pubblici. Per l’occasione il Daily Telegraph pubblicò un articolo di Richard Capell dal titolo Revaluation of a Neglected Heritage (Rivalutazione di un patrimonio trascurato) in cui l’autore esortava il recupero delle Sonate schubertiane da parte dei pianisti contemporanei e delle generazioni a venire, inaugurando una vera e propria “Schubert Renaissance” all’insegna della valorizzazione di un patrimonio dimenticato. Myriam Guglielmo   Performed by the composer himself on private occasions intended for bourgeois Vienna and the  circle of acquaintances, the so-called “schubertiade”, Franz Schubert's Piano Sonatas have long  remained unexplored terrain. The first public performance of a "complete" cycle of Schubert's sonatas took place in 1868 with Charles Halle's performance at St. James Hall in London.             The program included the performance of the seven sonatas assigned an opera number and the last three sonatas composed in 1828. In November 1938 Webster Aitkin offered twelve of the sonatas in a series of four public concerts. For the occasion, the Daily Telegraph published an article by Richard Capell entitled Revaluation of a Neglected Heritage in which the author urged the recovery of Schubert's sonatas by contemporary pianists and future generations, inaugurating a true "Schubert Renaissance" under the banner of the appreciation of a forgotten heritage. Myriam Guglielmo   Alessandro Cesaro showed a strong grasp of musical language and a deep interest in composition since he was a child. He studied piano with Franco Angeleri at the Conservatory of Padua and graduated with highest honors at 16 years of age; he continued his studies with Paul Badura-Skoda and Aldo Ciccolini. Prizes in prestigious competitions such as the “Premio Venezia”, the “Amadeus Giovani” of Palermo, the “Yamaha Prize” in Stresa, and especially the 48th CIEM in Geneva brought him to international attention as an outstanding 18-year-old interpreter. He regularly performs in Italy for such presenters as Serate Musicali di Milano, Amici della Musica of Padua, Vicenza, Verona, Trieste, and Udine, Unione Musicale in Turin, and Alessandro Scarlatti Society in Naples. He has played in Germany (Bochum, Paderborn), Switzerland (Geneva, Bienne, Basilea), Belgium (Bruxelles) and Argentina, where he toured eight times, playing in Buenos Aires, Cordoba, Tucumàn and Salta. In May 2008 he completed a tour of Mexico (Federal Capital and Michoacan), where he played for the National Autonomous University (UNAM) and for the Teatro de la Ciudad, inaugurating a new Steinway piano. Especially well received were his performances of the complete works of Chopin and Schubert and of the 32 Beethoven sonatas on period instruments for the Festival Euganeo. In 2009 he collaborated in the Italian premiere of the recently discovered Cant de les estrelles by Granados. In 2011 he completed a three-year cycle of all the 32 Beethoven’s Sonatas in Adria and Feltre (Italy) and in 2014 he was invited to the 54° Septiembre Musical Tucumano, one of the most important festivals in South America. He performs regularly with such orchestras as I Solisti Veneti, the Orchestra di Padova e del Veneto, the Orchestra of the Suisse Romande, the Collegium Musicum Basel, the Chamber Orchestra of Bienne, the Orchestra of the Theater of Cordoba, the Orchestra of the Province of Tucumàn, and the Sicilian Symphonic Orchestra, collaborating with such musicians as Claudio Scimone, Paul Badura-Skoda, Anton Nanut, Pedro Ignacio Calderòn, and Sergio Balestracci. The Music Critics Association of Argentina awarded him the “Premio Revelaciòn 2015” for a recital organized by ALAPP (Latin American Association of Teaching Pianists) at the Art Museum “Isaac Fernández Blanco”. Last year he presented the program “Chopin at Palma de Mallorca” on a tour in the United States, while this year he has realized in Padua for the first time in the history of the Friends of Music the full performance in consecutive evenings of the ten Sonatas for piano by Alexander Scriabin. A distinct characteristic of his personality is his extraordinary versatility, which allows him to have in his repertory the complete works of major composers for piano, including Mozart, Beethoven, Schubert, and Chopin. He has recorded with Rivo Alto and Azzurra Music (Beethoven) and recently he released an album of Rondos, Variations, and Fantasies by Jan Ladislav Dussek. He is equally active as a composer and his works, published by Swirly Music, are regularly performed.  

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KHOREIA

KHOREIA

€ 18,00

KHOREIA “Khoreia”, termine greco per “danza”, esprime in pieno il senso del nostro progetto, ovvero la necessità di valorizzare l’affascinante e variegato universo del repertorio per pianoforte a quattro mani attraverso l’ascolto di brani poco noti, che racchiudono in sè qualità nascoste e inesplorate. Vorremmo offrire un viaggio nella storia: dalla “Sonata in La Maggiore” di Johann Christoph Friedrich Bach (1732-1795), perla musicale del nascente stile sensibile, al brano inedito “Electric Prisms” composto dall’irlandese Philipp Martin che, ispiratosi alle opere della pittrice Sonia Delaunay (1885-1979), ha offerto scenari unici capaci di svelare le molteplici emozioni contemporanee della Parigi degli inizi del ventesimo secolo. Abbiamo pensato di includere inoltre lo spirito passionale e intimo di Robert Schumann (1810-1856) con la raccolta di miniature musicali intitolata “Ball-Scenen op.109”, composizione per duo che rappresenta il carattere più impulsivo e nello stesso tempo riflessivo del suo stile compositivo. Infine per donare intensità e movimento a tale selezione, come nelle più coinvolgenti danze, abbiamo proposto due dei cinque movimenti della celebre “Holberg Suite” di Edvard Grieg (1843-1907), trascritti per pianoforte a quattro mani dal compositore tedesco Theodor Kirchner (1823-1903).. Che “Khoreia” vi trasporti in una sublime danza, dove dalle più variegate melodie e sonorità si possa cogliere la bellezza e complessità musicale di un’arte dalle mille sfumature. La registrazione è stata realizzata in alta risoluzione digitale 24bit/88.2kHz nello Studio Zanta di Camponogara, Italia, alternando due splendidi pianoforti, uno Steinway 6 Sons D274 Concert Grand ed uno Yamaha CFIII S Concert Grand Volt & Potenza Duo Il Volt e Potenza duo si è esibito, sin dalla sua nascita nel 2014, presso importanti centri musicali in Europa tra le quali St. Martin-in-the-Fields e St. James Picadilly in Inghilterra. Il duo è inoltre stato scelto per prender parte al Powderham Castle New Generation Artists Scheme di Exeter . Per maggiori informazioni visitare www.voltandpotenzaduo.com Oda Voltersvik Oda Voltersvik è stata definita dal rinomato direttore d’orchestra Marios Papadopoulos come “pianista dalla grande sensibilità e bel suono" e dal pianista Gabriele Baldocci "una musicista con un meraviglioso controllo dello strumento ed un innato senso della musica". L’artista norvegese ha conseguito un Master Degree in Performance presso il Royal College of Music di Londra nel 2014 sotto la guida dei professori Andrea Ball e Niel Immelman, e un Postgraduate Artist Diploma con Distinction presso il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance nel 2015 sotto la guida di Gabriele Baldocci. Ha seguito le masterclass tenute da docenti di fama internazionale quali Menahem Pressler, Gary Graffmann, Christina Ortiz, Marios Papadopoulos e Vladimir Krainev durante il prestigioso festival pianistico organizzato dalla Oxford Philharmonic Orchestra. In Norvegia ha partecipato a masterclass tenute da Leif Ove Andsnes, Håvard Gimse, Ihle Hadland e Jiri Hlinka. Oda ha tenuto concerti in Norvegia presso la Norwegian National Broadcasting, all’apertura del Giubileo di Edvard Grieg del 2007, e in qualità di solista e camerista per la Bergen Chamber Music Society e il Grieg in Bergen Series. Si è inoltre esibita presso la Leipzig Town Hall, il 1° International Folk Music Festival a Pechino, l’Amaryllis Fleming Hall, la Regent Hall, la Marlow Recital Society, la residenza dell’ambasciatore norvegese a Londra e la Jacqueline du Pré Concert Hall di Oxford. Durante l'estate 2014 e 2015, è stata nominata “Artist in residence” presso Troldhaugen (residenza di E.Grieg). Ha suonato con la Sinfonietta di Atene nel 2010 la Norwegian–Polish Youth Orchestra in Polonia e presso Bergen nel 2014. Oda è stata finalista nella Trinity Laban Soloist`s Competitition 2016. È fondatrice del Volt Ensamble, gruppo di musica da camera composto da talentuosi musicisti proveniente dalla Scandinavia. Giulio Potenza Considerato da Martha Argerich “pianista dal grande talento e bellezza espressiva”, e da Pascal Rogè “pianista dalla tecnica brillante e raffinata musicalità” Giulio Potenza nasce a Palermo nel 1990. Consegue il diploma di pianoforte con il massimo dei voti e lode presso il conservatorio "A. Scontrino" di Trapani sotto la guida di Walter Roccaro. Si è perfezionato con Bruno Canino a Milano e presso il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance di Londra con Gabriele Baldocci e Mikhail Kazakevich, dove consegue il Postgraduate e il Postgraduate Artist diploma con distinzione, sostenuto dalle borse di studio "Alfred Kitchen" e "Jaquelin Williams". Ha preso parte a lezioni, masterclasses ed incontri tenuti da importanti docenti tra i quali: Andrzej Jasiński, Deniz Gelenbe, Franco Scala, Martino Tirimo, Barry Snyder, Andrey Gavrilov e Irene Inzerillo. Si è esibito presso importanti festival tra i quali il Progetto Martha Argerich di Lugano, il Grieg in Bergen Festival di Bergen, l’Hammamett Piano Festival di Hammamett, lo Shubert Festival di Londra. Ha inoltre tenuto concerti in prestigiosi centri musicali come la Steinway Hall di Londra, St. Martin-in-the-Fields, St. John’s Smith Square, Blackheat Hall in Inghilterra, l’Auditorium S.Stefano di Firenze e l’Auditorium Rai di Palermo in Italia, l’Atelier Marcell Hastir di Bruxelles in Belgio, il Teatro Sociale di Bellinzona in Svizzera. Ha collaborato come solista con numerose orchestre tra le quali la Florence Symphonietta diretta da Piero Bellugi, l’University London Symphony Orchestra diretta da Daniel Capp e la North Beds Chamber Orchestra diretta da Jan Kaznowski. E' stato vincitore del prestigioso “Hannah Brooke Prize”, riconoscimento dovuto ai successi per la carriera concertistica durante il percorso di studi presso il Trinity Laban Conservatory di Londra. E' stato altresì vincitore di numerosi concorsi pianistici tra i quali: il Concorso Pianistico Internazionale “Premio Seiler”, il concorso “A.GI.MUS” di Roma , e ha ottenuto la menzione speciale al “Jacques Samuel Piano Competition” di Londra. È inoltre stato scelto dalla prestigiosa Concordia Foundation di Londra per prender parte allo Young Artist Programme. Le sue esecuzioni sono state trasmesse dalla BBC Radio 3, Radio Swiss Classic, Radio Mozart Italia e dalla RAI. Giulio è stato invitato a tenere masterclass in Tunisia, Inghilterra e Italia. Attualmente è professore di pianoforte presso la Windsor Piano Academy di Windsor e direttore artistico del Windsor International Piano Competition. Ha conseguito anche una laurea in Storia presso l'Università di Palermo con il massimo dei voti e lode.

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THE WELL TEMPERED-CLAVIER, BOOK 1 - 2 CD

THE WELL TEMPERED-CLAVIER, BOOK 1 - 2 CD

€ 24,00

Johann Sebastian Bach Das wohltemperirte Klavier     The Well Tempered- Clavier - Book I CD1 01 - No. 01: Prelude and Fugue in C major, BWV 846  - 4'23" 02 - No. 02: Prelude and Fugue in C minor, BWV 847  - 5'06"  03 - No. 03: Prelude and Fugue in C sharp major, BWV 848  - 5'43" 04 - No. 04: Prelude and Fugue in C sharp minor, BWV 849  - 7'15" 05 - No. 05: Prelude and Fugue in D major, BWV 850  - 4'11" 06 - No. 06: Prelude and Fugue in D minor, BWV 851  - 4'44" 07 - No. 07: Prelude and Fugue in E flat major, BWV 852  - 7'08" 08 - No. 08: Prelude in E flat minor and Fugue in D sharp minor, BWV 853  - 9'04" 09 - No. 09: Prelude and Fugue in E major, BWV 854  - 3'18" 10 - No. 10: Prelude and Fugue in E minor, BWV 855  - 4'18" 11 - No. 11: Prelude and Fugue in F major, BWV 856  - 2'59" 12 - No. 12: Prelude and Fugue in F minor, BWV 857  - 6'56" Tot. Time: 66'13" CD2 01 - No. 13: Prelude and Fugue in F sharp major, BWV 858  - 3'53" 02 - No. 14: Prelude and Fugue in F sharp minor, BWV 859  - 4'38" 03 - No. 15: Prelude and Fugue in G major, BWV 860  - 4'40" 04 - No. 16: Prelude and Fugue in G minor, BWV 861  - 4'26" 05 - No. 17: Prelude and Fugue in A flat major, BWV 862  - 4'25" 06 - No. 18: Prelude and Fugue in G sharp minor, BWV 863  - 4'54" 07 - No. 19: Prelude and Fugue in A major, BWV 864  - 4'53" 08 - No. 20: Prelude and Fugue in A minor, BWV 865  - 7'49" 09 - No. 21: Prelude and Fugue in B flat major, BWV 866  - 3'40" 10 - No. 22: Prelude and Fugue in B flat minor, BWV 867  - 5'23" 11 - No. 23: Prelude and Fugue in B major, BWV 868  - 3'59" 12 - No. 24: Prelude and Fugue in B minor, BWV 869  - 12'12" Tot. Time: 64'58" Nicola Lamon at the Silbermann harpsichord built by Romain Legros (Verona) Italy 24bit/88.2kHz original recording made at Main Hall, Villa Masiero e Centanin, Arquà Petrarca, Italy, on February, 12, 13, 14, 2021 Production: VELUT LUNA Executive Producer: Marco Lincetto Musical producer and editing engineer: Mattia Zanatta Recording, mix and mastering engineer: Marco Lincetto Design and Layout: L'Image Critical text: Myriam Gugliemo Con la stesura dei 24 Preludi e Fuga (BWV 846-869) Bach partecipa alla vexata quaestio intorno al “temperamento” e si inserisce in un dialogo che a partire dal Rinascimento raggiunge, con echi non meno intensi, le declinazioni novecentesche in merito alla suddivisione razionale dei suoni. Stabiliti gli elementi che costituiscono il modello compositivo, il preludio e la fuga, il compositore sperimenta le potenzialità armonico-contrappuntistiche del sistema basato sulle tonalità maggiori e minori cogliendo tutti gli stimoli provenienti dal crescente interesse verso l’ordinamento cromatico.  Anche nel Clavicembalo ben temperato, come in gran parte della produzione bachiana, emerge l’influenza dello stile musicale italiano. Nel caso specifico uno dei riferimenti principali è sicuramente Girolamo Frescobaldi, l’unico compositore italiano citato da Philipp Emanuel Bach tra gli autori apprezzati e studiati dal padre sin dagli anni della gioventù artistica. With the drawing up of the 24 Preludes and Fugue (BWV 846-869) Bach takes part to the vexata quaestio about the “temperament” and is enclosed in a dialogue that, starting from Renaissance reaches, with not less intense echoes, 900hunderth declinations concerning the rational division sounds. Once the composer has set the elements constituting the composing model, prelude and fugue, the composer experiments the harmonic-contrapuntal potentialities of the system based on major or minor tonalities, taking all incentives deriving from the growing interest towards the chromatic arrangement.  Also in the Well-termpered Harpsichord, just like in most of Bach’s production, the influence of the Italian style stands out.in the specific case, one of the main reference points is definitely Girolamo Frescobaldi, the only Italian composer quoted by Philipp Emanuel Bach among the authors appreciated and studied by his father ever since the years of his artistic youth Nicola Lamon ha studiato al conservatorio “B. Marcello" di Venezia diplomandosi nel 2001 con il massimo dei voti e la lode sia in Organo e composizione organistica con Elsa Bolzonello Zoja che in Clavicembalo con Sergio Vartolo e Marco Vincenzi.Ha conseguito inoltre il diploma in Canto Gregoriano a pieni voti con Lanfranco Menga. Nell’anno accademico 2005-2006, presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia ha conseguito con il punteggio di 110 e lode il diploma accademico specialistico di II livello in organo. Ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento presso varie accademie internazionali: in organo e improvvisazione con H. Davidson e W. Porter a Smarano (TN), con J.L. Gonzalez Uriol a Daroca (Spagna), presso l'Accademia Chigiana di Siena, per il clavicembalo, con Cristophe Rousset, conseguendo il diploma di merito. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in vari concorsi nazionali e internazionali: in organo il terzo premio a Borca di Cadore nel 2001 e nel 2005, il primo premio a Viterbo nel 2003 e il terzo premio a Fano Adriano (TE) nel 2006; in clavicembalo il primo premio a Fusignano (RA) nel 2003 e il primo premio a Pesaro nel 2005. Svolge l’incarico di secondo organista presso la prestigiosa Basilica di San Marco in Venezia, collaborando con la Cappella Marciana nelle esecuzioni concertistiche e discografiche. Segue e studia con particolare interesse il partimento storico e l’improvvisazione finalizzata alla ricerca e all’esecuzione del basso continuo. Con il collega David Brutti al cornetto ha fondato il duo “Seicento Stravagante” impegnato nella valorizzazione degli strumenti a tasto rinascimentali e barocchi partecipando a registrazioni discografiche e concerti. Svolge inoltre attività di organista e clavicembalista continuista in in diverse formazioni collaborando inoltre come tale a masterclass e corsi di perfezionamento.E’ stato docente a contratto presso il conservatorio “C.Pollini di Padova” di pratica della tastiera e lettura del repertorio vocale e, attualmente, svolge attività di accompagnatore al clavicembalo presso i conservatori Arrigo Pedrollo di Vicenza e Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (TV). E’ impegnato altresì nella monumentale esecuzione integrale dei due libri del Clavicembalo ben temperato e l’Arte della Fuga di J.S.Bach Nicola Lamon studied at the  “B. Marcello" Conservatorium of Venice, obtaining in 2001 the degree with  full marks in Organ with  Elsa Bolzonello Zoja and harpsichord with Sergio Vartolo and Marco Vincenzi. He has got also the diploma in Gregorian Chant with full marks with Lanfranco Menga. In 2005-2006, at Conservatorio “B. Marcello” of Venice. He was given the Virtuositè Organ diploma with full marks and cum laude. He has attended several courses on Organ and organ improvisation with H. Davidson e W. Porter in Smarano (TN), with  J.L. Gonzalez Uriol ,Daroca (Spain), at Accademia Chigiana of Siena,  for harpsichord , with  Cristophe Rousset. He has received several successes in National and International competitions: organ third prize in  Borca di Cadore in 2001 and in  2005, first prize in Viterbo 2003 and third prize in Fano Adriano (TE) 2006; at the harpsichord first prize in Fusignano (RA), 2003  and first prize  Pesaro , 2005. He is appointed as second organist in the historical Basilica di San Marco, Venice, collaborating with the Cappella Marciana in performances and recordings. He carefully studies particularly the historical praxis of improvisation, in the research and performance of the thorough bass. With David Brutti cornetto he founded the duo “Seicento Stravagante” to enlighten the renaissance and baroque keyboard and chamber music performing concerts and recordings. He participates as Organist and Harpsichord in several groups and ensembles. He has been  teacher at Conservatorio “C.Pollini”di Padova for keyboard practice  and reading vocal repertoire and now he is accompanist at the harpsichord at the Conservatoriums Arrigo Pedrollo, Vicenza, and Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (TV). He is involved also in the monumental performance of The Well Tempered Keyboard of J.S. Bach.

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TO RUSSIA WITH LOVE

TO RUSSIA WITH LOVE

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CVLD332 - UPC: 8019349783651 Nikolaj Karlovi Medtner 01 - Sonata Reminiscences op.38 in A minor n.1 from Forgotten Melodies I, 15'56" Pyotr Ilyich Tschaikovsky & Michail Vasil'evi Pletnëv The Nutcracker Suite, 17'50" 02 - March, 1'59" 03 - Dance of the Sugar Plum Fairy, 2'09"  04 - Tarantella, 1'22" 05 - Intermezzo, 4'13" 06 - Trépak (Russian Dance), 1'12" 07 - The Tea (Chinese Dance), 1'22" 08 - Pas de deux (Andante maestoso), 5'33" Igor Fyodorovich Stravinsky Trois mouvements de Pétrouchka, 17'40"  09 - Danse russe, 2'50"  10 - Chez Pétrouchka, 5'17" 11 - La semaine grasse, 9'33" Tot. time: 51'32" Kostandin Tashko, pianoforte 24bit/88.2kHz original recording made at Laboratorio ZANTA, Camponogara, Italy, on December 3, 4, 2020 Kostandin Tashko plays on Steinway & Sons D274 Concert Grandpiano, prepared and tuned by Silvano Zanta Production: VELUT LUNA Executive producer: Marco Lincetto Recording, mix and mastering engineer: Marco Lincetto Musical producer and editing engineer: Mattia Zanatta Text: Myriam Guglielmo Inside photo: Marco Lincetto Design and layout: L'Image Kostandin Tashko      “... visione profonda del testo, unita a grande maturità musicale. Giovanissimo, ma già padrone di tecnica pianistica di grande rilievo e di vasto ed importante repertorio... " Daniel Rivera, pianista (2020) “..forte personalità musicale e talento emergono chiaramente dalle capacità artistiche…non fa mai sfoggio di virtuosismo fine a se stesso… lo subordina sempre a una visione intellettuale superiore, che riflette una chiara consapevolezza dell'architettura musicale. Alessandro Taverna, pianista (2020) Vincitore di numerosi concorsi internazionali in Albania, Italia, Croazia, Gran Bretagna, Macedonia, Kossovo, Svizzera-Francia, Slovenia, il pianista albanese Kostandin Tashko si è esibito in importanti sale da concerto e festivals. Il CD di debutto, con l'etichetta KNS, include opere di Liszt, Scriabin e Ravel. Allievo del Liceu “J.Misja” di Tirana con Valbona Kasaj, si è diplomato con menzione d’onore presso il Conservatorio di Musica di Trieste “Giuseppe Tartini” sotto la guida di Teresa Trevisan. Masterclass con B.Lupo, A.Delle Vigne, R.Dalibaltayan, O.Gardon, D.Tomsic, R. Kinka, M.Miladinovic, V.Balzani, C.Elton, P.Gililov, N.Grubert. “...profound vision of the text combined with an important musical maturity. Very young and already master of a piano technique of great importance beside a vast and important repertoire...” Daniel Rivera, Pianist (2020) “..strong musical personality and talent clearly emerges from his artistic skills….never shows off a virtuosity that is an end in itself...always subordinates it to a higher intellectual vision, which reflects a clear awareness of the music architecture.     Alessandro Taverna, pianist (2020) The Albanian pianist Kostandin Tashko is the winner of wide range of international competitions in Albania, Italy, Croatia, Great Britain, Macedonia, Kossovo, Switzerland-France, Slovenia. He already performed in some of the most important venues and festivals. The debut CD with KNS label includes works by Liszt, Scriabin and Ravel. A student of the Liceu “Jordan Misja” in Tirana with Valbona Kasaj, he graduated at the Trieste Music Conservatory ”Giuseppe Tartini” under the guidance of Teresa Trevisan.  Masterclasses with B.Lupo, A.Delle Vigne, R.Dalibaltayan, O.Gardon, D.Tomsic, R. Kinka, M.Miladinovic, V.Balzani, C.Elton, P.Gililov, N.Grubert. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Russia! La scrittura per pianoforte tra composizione, trascrizione e restituzione  Il percorso proposto da Kostandin Tashko all’insegna della tradizione musicale russa si dipana lungo un sentiero che seppur tracciato all’interno del contesto novecentesco tende a ripiegare con nostalgia verso un passato dai contorni vagamente definiti, tra l’onirico tardo romantico di Medtner, il fiabesco di Tchaikovsky e l’ancestrale di Stravinsky. Protagonista indiscusso è il pianoforte, strumento storicamente legato all’attività compositiva sia come punto di partenza per la stesura di pagine pianistiche affidate all’esecuzione dello stesso compositore, sia come destinatario di trascrizioni tratte da brani orchestrali ad opera dell’autore o di interpreti successivi. Russia! Piano writing among composition, transcription and returning  The course suggested by Kostandin Tashko in the sign of Russian musical tradition unravels along a path that, though drawn within the 20th century context, tends to withdraw with nostalgia towards a past with vaguely defined outlines, among Metner’s late romantic oneiric, Tchaikovsky’s fairy-tale and Stravinsky’s ancestral. The piano is a self-evident protagonist, an instrument historically connected to the writing activity both as starting point to draw piano pages assigned to the performance of the same composer, and as receiver of transcriptions drawn from orchestra pieces played by the author or by following interpreters. Myriam Gugliemo

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JOHANN SEBASTIAN BACH

JOHANN SEBASTIAN BACH

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CVLD328 - UPC: 8019349896566 Sonata in fa maggiore BWV 1035 per flauto e basso continuo 01 - Adagio ma non tanto, 2:16 02 - Allegro, 3:13 03 - Siciliano, 3:47 04 - Allegro assai, 3:13 Partita in La minore BWV 1013 per flauto solo 05 - Allemanda, 4:32 06 - Corrente, 2:47 07 - Sarabande, 3:38 08 - Bourèe anglaise, 2:00 Concerto in Sol minore BWV 985 per cembalo solo 09 - (Allegro), 2:46 10 - Adagio, 2:15 11 - Allegro, 2:24 Sonata in Si minore BWV 1030 per flauto e clavicembalo obbligato 12 - Andante, 7:40 13 - Largo e dolce, 3:11 14 - Presto, 6:23 tot. time: 50:14 Maria Giovanna Fiorentino, flute and recorder Nicola Lamon, harpsichord 24bit / 88.2kHz original recording made at Studio Rosso, di Zanotto Strumenti,  in Silvelle di Trebaseleghe, Italy, on July, 4, 5, 6, 2020 Production: VELUT LUNA Executive producer: Marco Lincetto Musical producer and editing: Mattia Zanatta Recording, mix & Mastering: Marco Lincetto Photo: Marco Lincetto Design & Layout: L'Image Johann Sebastian Bach (1685 Eisenach, 1750 Lipsia) è stato un compositore e musicista tedesco, Thomaskantor a Lipsia dal 1723 alla morte. Considerato tra i più grandi geni nella storia della musica, le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi e per bellezza artistica. Operò una sintesi mirabile fra lo stile tedesco di Pachelbel e Buxtehude e le opere dei compositori italiani (particolarmente Vivaldi del quale trascrisse numerosi brani, assimilandone soprattutto lo stile concertante).  La sua opera costituì la summa e lo sviluppo delle varie tendenze stilistico - compositive della sua epoca. Il grado di complessità strutturale, la difficoltà tecnica e l'esclusione del genere melodrammatico, tuttavia, rese la sua opera appannaggio solo dei musicisti più dotati e all'epoca ne limitarono la diffusione fra il grande pubblico, in paragone alla popolarità raggiunta da altri musicisti contemporanei come Haendel o Telemann. Nel 1829 l'esecuzione della Passione secondo Matteo, diretta a Berlino da Felix Mendelssohn portò alla conoscenza di un vasto pubblico la qualità elevatissima dell'opera compositiva di Bach, che è da allora considerata il compendio del contrappunto barocco.  Il kantor di Lipsia dove compose tante cantate e lavori sacri, rimane un miracolo del Barocco e della Musica in generale, sicuramente.  Mi sono decisa a inserire nel CD la Sonata BWV 1030 per flauto e clavicembalo obbligato, la partita a flauto solo BWV 1013, il clavicembalista dei lavori trascritti da Telemann e la sonata a flauto e continuo 1035 per amore del compositore e dei brani. Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685-Leipzig 1750) a German composer and musician ended his career as Thomaskantor in Leipzig since 1723 to the death. He is known as one of the greatest geniuses in History of Music, his works are wonderful in intellectual deepness, mastership of the technical and expressive means and artistic beauty. He reached a stunning result uniting the German style of  Pachelbel and Buxtehude with Italian master composer like Albinoni and Vivaldi, transcribing many pieces and most of all mastering the concertante style. His works became the summa and the development of the stylistic and compositive trends of his era. The complex structure, the technical difficulty and his absence from the melodrama scene destined his composition to be performed only by the most talented musicians and limited the diffusion to the large public, comparing it to the audience of his contemporary musicians like Haendel and Telemann. In 1829 the performance of the Matthaeuspassion, directed by Felix Mendelssohn in Berlin, let a large public recognize the miraculous quality of Bach’s compositions, since then seen as exemplar of baroque counterpoint. The Kantor of Leipzig, where he composed many cantatas and sacred works, comes out as prodigy of the Baroque and of all Music history. We choose for the CD the sonata BWV 1030 for flute and obliged harpsichord, the solo flute Partita BWV 1013, for solo harpsichord a transcription from Telemann, and the sonata BWV 1035 for flute and continuo enjoying the composer and his works. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Maria Giovanna Fiorentino nata a Padova nel.1961, ha studiato flauto dolce a Padova con S. Balestracci (1976-1982) e ha conseguito il diploma in flauto dolce presso il Conservatorio Tartini di Trieste. Laureata in Lettere a pieni voti presso l'università di Padova con tesi in Storia della Musica, collabora con articoli, conferenze e lezioni-concerto a ricerche musicologiche. Ha tenuto 163 concerti in Italia e all'estero e diverse registrazioni in formazioni come il C.M.A. di Padova, l’Orchestra da camera di Padova, Accademia Bach, la Compagnia dei Febi Armonici, Interensemble e Serenissima Chamber Orchestra nel XXIII Festival di Musica Antica ad Urbino. Ha inciso le sonate di D. Bigaglia per flauto e b.c., l'opera V di Corelli, le Triosonate di Sammartini e le Sonate di Bellinzani e Barsanti per la Tactus.Ha proseguito con i Concerti a 4 di Vivaldi nel 2014 e con l’opera XXXVII di Boismortier per Urania Records, come i Concerts Royaux d F. Couperin, in uscita in Settembre Ottobre 2017. Ha insegnato flauto dolce al Conservatorio "G. Tartini" di Trieste e presso la Musician School di Reggio Emilia e flauto dolce e Storia della Musica presso la Fondazione Morello di Castelfranco Veneto 1997-2003. Dal 2008 al 2011 è presidente di ERTAItalia, l’associazione di insegnanti e studenti di flauto dolce in Italia, gemellata con le consorelle europee, ora ne è vicepresidente é perfezionata per quattro anni con Pedro Memelsdorff, superando nel 1988 l'esame di repertorio presso la Civica Scuola di Musica di Milano e con Frans Brüggen, Marijke Miessen, Kees Boeke, Walter van Hauwe e Matthias Weilenmann.  Nicola Lamon ha studiato al conservatorio “B. Marcello" di Venezia diplomandosi nel 2001 con il massimo dei voti e la lode sia in Organo e composizione organistica con Elsa Bolzonello Zoja che in Clavicembalo con Sergio Vartolo e Marco Vincenzi.Ha conseguito inoltre il diploma in Canto Gregoriano a pieni voti con Lanfranco Menga. Nell’anno accademico 2005-2006, presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia ha conseguito con il punteggio di 110 e lode il diploma accademico specialistico di II livello in organo. Ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento presso varie accademie internazionali: in organo e improvvisazione con H. Davidson e W. Porter a Smarano (TN), con J.L. Gonzalez Uriol a Daroca (Spagna), presso l'Accademia Chigiana di Siena, per il clavicembalo, con Cristophe Rousset, conseguendo il diploma di merito. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in vari concorsi nazionali e internazionali: in organo il terzo premio a Borca di Cadore nel 2001 e nel 2005, il primo premio a Viterbo nel 2003 e il terzo premio a Fano Adriano (TE) nel 2006; in clavicembalo il primo premio a Fusignano (RA) nel 2003 e il primo premio a Pesaro nel 2005. Svolge l’incarico di secondo organista presso la prestigiosa Basilica di San Marco in Venezia, collaborando con la Cappella Marciana nelle esecuzioni concertistiche e discografiche. Segue e studia con particolare interesse il partimento storico e l’improvvisazione finalizzata alla ricerca e all’esecuzione del basso continuo. Con il collega David Brutti al cornetto ha fondato il duo “Seicento Stravagante” impegnato nella valorizzazione degli strumenti a tasto rinascimentali e barocchi partecipando a registrazioni discografiche e concerti. Svolge inoltre attività di organista e clavicembalista continuista in in diverse formazioni collaborando inoltre come tale a masterclass e corsi di perfezionamento.E’ stato docente a contratto presso il conservatorio “C.Pollini di Padova” di pratica della tastiera e lettura del repertorio vocale e, attualmente, svolge attività di accompagnatore al clavicembalo presso i conservatori Arrigo Pedrollo di Vicenza e Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (TV). E’ impegnato altresì nella monumentale esecuzione integrale dei due libri del Clavicembalo ben temperato e l’Arte della Fuga di J.S.Bach Maria Giovanna Fiorentino “First of all it the sound of Fiorentino is really remarkable and supported by a smart and wise technical skill, by an articulation always interesting and by an inspired and learned phrasing, always well style conscious. The improvisation full of verve of the slow movements is quite impressing” Gianni Toffano CDClassica  “Quelle merveille ce nouveau cd !" Qu'il fait du bien de voir que des gens n'hésitent pas à innover et à nous donner un autre visage du grand Arcangelo Corelli. ” Denis Grenier, Radio Quèbec e responsabile iconografico dei CD Alfa. “The ensemble I Fiori Musicali has a perfect mastership of their instruments, and their balance is clearly an example in this field” “One of the leading European baroque ensembles.” Fedor Lederer, direttore Journées Baroques sur Vienne.She has studied with S. Balestracci and Pedro Memelsdorff and attended masterclasses with F. Brüggen, M. Miessen, K. Boeke and W. van Hauwe. She graduated in History of Music at Padua University. She has held several concerts in Italy and abroad. for celebrated festivals and concert series, where artists as Gustav Lenohardt, Quartetto Arditti, Cristina Miatello Gabriele Cassone and Fabio Biondi performed. She has recorded for Rivoalto, Ariston, Pavane Records and Symphonia. As a soloist she has recorded Rigaglia’s Sonatas, Corelli’s Opus V and Sammartini triosonatas for Tactus, as well as Bellinzani’s and Barsanti’s sonatas. Then Vivaldi’s Concerti a 4, Tactus Label 2014, 2016 Boismortier Opus XXVII trios, Urania Records as Les Concerts Royaux of François Couperin, Urania Records. She has taught recorder at Conservatorium "G. Tartini" of Trieste, at Musician School of Reggio Emilia and recorder and history of music at Fondazione Morello of Castelfranco Veneto (1997-2003). Since 2008 she is Chairwoman of ERTAItalia, the European Recorder Teachers’ Association Italia, actually she is vicechairwoman. Nicola Lamon studied at the  “B. Marcello" Conservatorium of Venice, obtaining in 2001 the degree with  full marks in Organ with  Elsa Bolzonello Zoja and harpsichord with Sergio Vartolo and Marco Vincenzi. He has got also the diploma in Gregorian Chant with full marks with Lanfranco Menga. In 2005-2006, at Conservatorio “B. Marcello” of Venice. He was given the Virtuositè Organ diploma with full marks and cum laude. He has attended several courses on Organ and organ improvisation with H. Davidson e W. Porter in Smarano (TN), with  J.L. Gonzalez Uriol ,Daroca (Spain), at Accademia Chigiana of Siena,  for harpsichord , with  Cristophe Rousset. He has received several successes in National and International competitions: organ third prize in  Borca di Cadore in 2001 and in  2005, first prize in Viterbo 2003 and third prize in Fano Adriano (TE) 2006; at the harpsichord first prize in Fusignano (RA), 2003  and first prize  Pesaro , 2005. He is appointed as second organist in the historical Basilica di San Marco, Venice, collaborating with the Cappella Marciana in performances and recordings. He carefully studies particularly the historical praxis of improvisation, in the research and performance of the thorough bass. With David Brutti cornetto he founded the duo “Seicento Stravagante” to enlighten the renaissance and baroque keyboard and chamber music performing concerts and recordings. He participates as Organist and Harpsichord in several groups and ensembles. He has been  teacher at Conservatorio “C.Pollini”di Padova for keyboard practice  and reading vocal repertoire and now he is accompanist at the harpsichord at the Conservatoriums Arrigo Pedrollo, Vicenza, and Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (TV). He is involved also in the monumental performance of The Well Tempered Keyboard of J.S. Bach.  

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CELLO SONATAS

CELLO SONATAS

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CVLD327 - UPC: 8019349987677 Cello Sonata N.1 in E Minor Op. 38 1 - Allegro non troppo  14:34 2 - Allegretto quasi minuetto  5:50 3 - Allegro  6:39 Cello Sonata N.2 in F Major, Op. 99 4 - Allegro Vivace  9:06 5 - Adagio affettuoso  6:37 6 - Allegro appassionato  7:43 7 - Allegro molto  4:50 total time:  55:24 Luca Giovannini, cello Leonora Armellini, piano 24bit / 88.2kHz original recording made at Magister Recording Area, Preganziol, Italy, on July 12, 2020 Leonora plays on Steinway & Sons D274 Concert Grandpiano, tuned and prepared by Silvano Zanta Production: VELUT LUNA Executive producer: Marco Lincetto Musical producer and editing engineer: Michele Sartor Recording, mix and mastering: Marco Lincetto Design and layout: L'Image Text: Myriam Guglielmo Photo: Marco Lincetto Videomaker: Michele Sartor Johannes Brahms e i violoncellisti delle Sonate op. 38 e op. 99: una retrospettiva fotografica  Nel complesso insieme di pagine cameristiche che figurano all’interno del catalogo brahmsiano le due Sonate per pianoforte e violoncello (dicitura che per volere dell’autore sottolinea il carattere paritario degli strumenti coinvolti) vengono considerate tradizionalmente come elementi portanti del repertorio dedicato a tale formazione. La loro notorietà, dovuta ad una fortunata ricezione e alla continuità esecutiva di cui siamo ancor oggi testimoni, non deve precludere all’ascoltatore quanto all’interprete una visione d’insieme delle due Sonate, spesso accantonata in favore di un mero confronto sul piano cronologico e compositivo. Sebbene tra la stesura dei primi due movimenti della Sonata in mi minore op. 38 e la pubblicazione della Sonata in fa maggiore op. 99 intercorrano ventiquattro anni, possiamo considerare comune ai due periodi l’interesse rivolto alla scrittura per violoncello, alimentato dalla presenza di figure chiave nella cerchia del compositore. In una fotografia datata 7 maggio 1894 troviamo Brahms, nel giorno del suo sessantunesimo compleanno, circondato da amici e colleghi presso la casa della famiglia von Miller zu Aichholz (archivio Gesellschaft der Musikfreunde, Wien). Tra i convitati, oltre a Ignaz Brüll, Anton Door, Julius Epstein, Eusebius Mandyczewski, Gustav Walter, Eduard Hanslick e Richard Mühlfeld, sono presenti i dedicatari delle due Sonate per pianoforte e violoncello: Josef Gänsbacher e Robert Hausmann.  Johannes Brahms and the cello players of Sonatas op. 38 and op. 99: a photographic retrospective In the complex whole of chamber pages inside Brahms catalogue, the two Sonatas for piano and cello (a caption that for the author’s will underlines the equal role of the involved instruments) are traditionally considered as carrier elements of the repertoire devoted to such composition. Their fame, due to a lucky reception and to the continuous performances we still witness nowadays, should not prevent either the listener and the performer a unit vision of the two Sonatas, which is often set aside, in favour of a plain comparison on the chronological and compositional level. Although between the writing of the first two movements of the Sonata in the key of E minor op. 38 and the publication of the Sonata in the key of F major op. 99 twenty-four years passed, we can consider the interest towards the writing for cello common to both, fed by the presence of key figures in the circle of the composer. In a photo dated May 7th, 1894, we see Brahms surrounded by friends and colleagues in the house of the family von Miller zu Aichholz, on his 61st birthday (archive Gesellschaft der Musikfreunde, Wien). Among the guests, beyond Ignaz Brüll, Anton Door, Julius Epstein, Eusebius Mandyczewski, Gustav Walter, Eduard Hanslick and Richard Mühlfeld, we can notice the dedicatees of the two Sonatas for piano and cello: Josef Gänsbacher and Robert Hausmann.   Myriam Guglielmo ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Luca Giovannini, nato a Rovigo nel 2000, ha frequentato il  Francesco Venezze di Rovigo con il M° L. Simoncini e si è diplomato a 17 anni con lode e menzione d'onore. Arricchisce il suo percorso di studio frequentando l’Accademia  R. Romanini di Brescia, nella quale ha studiato con G. Sollima e successivamente con G. Capuçon alla "Classe d'excellence" della fondazione Louis Vuitton. Sin da giovanissimo, Luca si è affermato in numerosi concorsi, tra i più prestigiosi vi sono il primo premio nel 2018 al J. Brahms competition di Pörtschach in Austria, primo Italiano ad aggiudicarselo, nel 2016 il terzo premio al concorso "Schönefeld" in Cina, e  il Premio Nazionale delle Arti 2020. Ha avuto la possibilitá di suonare per i nomi piú illustri del mondo musicale, come G. Kremer, A. Schiff, N. Gutman E. Dindo, M. Brunello, B. Canino, D. Rossi e molti altri ancora, cogliendo prospettive differenti e spunti altamente stimolanti.  Si è esibito in numerosi paesi e importanti teatri come la Suntory Hall di Tokyo  la Carnegie Hall di NY  Musikverein di Vienna il Berliner Philharmoniker, Sale Apollinee della Fenice e la Sala Maffeiana di Verona. Luca studia attualmente con F. Helmerson alla Kronberg Academy, Francoforte.  Suona un Ansaldo Poggi gentilmente concesso dal M° M. Brunello. Vincitrice del Premio Janina Nawrocka per la "straordinaria musicalità e la bellezza del suono" al Concorso Chopin di Varsavia (2010), la pianista Leonora Armellini (1992) si esibisce come solista, camerista e a fianco di numerose orchestre in prestigiose sale  in tutto il mondo (Carnegie Hall di New York, Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, Salle Cortot di Parigi, Filarmonica di Varsavia, Teatro La Fenice di Venezia, e in tutta Europa, Cina, Corea del Sud, Giappone, ...). Intrapreso lo studio del pianoforte a quattro anni con Laura Palmieri, si diploma a dodici con il massimo dei voti, lode e menzione. Vince il “Premio Venezia” (2005) e prosegue con Sergio Perticaroli presso l’Accademia di S. Cecilia di Roma, diplomandosi con lode e diventando la più giovane diplomata dell’istituzione (2009). Dopo gli studi con Lilya Zilberstein ad Amburgo, si perfeziona con Boris Petrushansky all’Accademia di Imola. Ha al suo attivo diversi progetti discografici, tra cui i due Concerti di Chopin e l’integrale dell’Album per la Gioventù di Schumann, e molti suoi concerti sono stati trasmessi da TV e radio italiane e internazionali. Nel 2014 pubblica con Matteo Rampin il libro di divulgazione musicale “Mozart era un figo, Bach ancora di più” (Salani). ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Luca Giovannini, born in 2000, he took his Master Degree in Italy, Rovigo, under the tutelage of Luca Simoncini. He enriched his musical studies attending the Romanini Academy with the cellist and composer G. Sollima and being part of the Classe d'excellence of G. Capuçon at the Louis Vuitton fondation in Paris. Luca partecipated to many competition, as the "Alice und Eleanore Schönefeld" in Harbin China winning the third prize un 2016, the Janigro young competition, second prize and the first prize at the J. Brahms competition in 2018. I had the possibility to play for some of the greatest musical personalities like G. Kremer, A. Shiff, L. Harrel, G. Hoffman, N. Gutman, K. Gerstein, A. Tamestit and so, catching many different prospectives and musical ideas receiving always positive impressions on his sensibile and mature playing. He played in many countries (as Spain,Italy France, Switzerland, Finland) and many halls, as Suntory Hall in Tokyo, Carnegie Hall of NY, the  Musikverein of Vienna and at the Berliner Philharmonie. He is currently studying with Frans Helmerson at the  Kronberg Accademy, sponsored by Angela Winkler- stipendium .He plays a rare Ansaldo Poggi cello, kindly given by the italian cellist M. Brunello Winner of the “Janina Nawrocka Award” for her “remarkable musicality and beauty of sound” in the International F. Chopin Piano Competition in Warsaw (2010), Leonora Armellini (1992) performed as soloist, and with orchestras in important concert halls and festivals worldwide (Carnegie Hall - New York, Mariinsky Theater - Saint Petersburg, Salle Cortot - Paris, National Philharmonic - Warsaw, Teatro La Fenice – Venice, and in China, Japan, South Korea, …). She collaborated with many artists in various chamber music groups. Leonora graduated summa cum laude from the Padova Conservatory at the age of 12 with Laura Palmieri and won the first prize at the “Premio Venezia” (2005). She graduated summa cum laude at the age of 17 at the National Academy of S. Cecilia in Rome under the guidance of Sergio Perticaroli and then studied with Lilya Zilberstein (Musikhochschule Hamburg) and Boris Petrushansky (Accademia Pianistica di Imola). She recorded numerous CDs, including the two Chopin Piano Concertos and the complete Album for the Youth by Schumann, and a lot of her concerts and interviews were broadcast by Italian and international TVs and radios. Along with Matteo Rampin, she published a book entitled “Mozart era un figo, Bach ancora di più”, available in Italian and Spanish.  

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WITHIN & WITHOUT - Homage to Rakhmaninov

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VELUT LUNA CVLD330 UPC:  8019349894562 01 - Farewell my Dreams Op.9,  6:42 02 - Siberian Blizzard Op.10, 11:31 03 - Waltz of the Fairies Op.11,  7:54 04 - Dusk Spirits Op.12,  11:53 05 - Gloomy Sparks Op.16,  11:47 06 - The Devil in Love Op.14,  15:33 total time: 65:22 All compositions by Edoardo Brotto 88kHz / 24bit digital recording made at Magister Area Recording, Preganziol, Italy, on September 15, 16, 2020. Analog mix & mastering made at Velut Luna Studio, Padova, Italy, on October 17, 2020 Edoardo Brotto plays on STEINWAY & SONS D274 CONCERT GRANDPIANO, serial number: 592126 granted,  tuned and prepared by Silvano Zanta Marco Lincetto choose RIBERA R12 tube microphones, Millennia Media HV 3C mic preaplifier, and Rupert Neve Design 5059 summing mix Production: VELUT LUNA Executive producer: Marco Lincetto Musical producer: Edoardo Brotto Recording, mix & mastering engineer: Marco Lincetto Cover photo: Edoardo Brotto Inside photo: Claudio Dalla Costa Design: Francesca Brotto Questo album è il mio omaggio ad un compositore e pianista che amo profondamente, Sergej Rakhmaninov. La bellezza nel senso più ampio del termine, della natura, di un viso, del profumo del vento invernale, è stata fonte di ispirazione di tutti i brani qui presentati. L’assidua ricerca della stessa, dell’armonia ideale al momento ideale, della forma e della logica della struttura di ogni brano, dei contrasti, delle melodie e delle vivaci note danzanti, mi ha portato ad un attento e lungo lavoro sui più minuziosi dettagli, spesso stravolgendo interamente ciò che era, a favore dell’incertezza del nuovo. Ogni tessera di un puzzle è stata costruita minuziosamente e adattata all’immagine nella sua interezza. Nessuno di questi lavori è scritto su carta ma, al mio solito, è stato composto e “scritto” nella mia mente. Questo processo mi permette, letteralmente, di osservare i piccoli pezzi ed i grandi pezzi da una visuale preferenziale, ove posso giocare con le varie tessere, ricombinarle a mio piacimento creando un vastissimo numero di possibili soluzioni. È poi questa stessa visuale, simile a quella che si prova dall’alto di una vetta, o di un grattacielo, che mi permette di scegliere l’insieme di elementi che secondo me raggiungono la forma più bella. Edoardo Brotto This album is my homage to a composer and pianist whom I deeply admire, Sergei Rakhmaninov. All works presented here have been inspired by the notion of beauty in the broadest sense, of nature, of a face, of the scent of winter wind. An assiduous quest for musical beauty, of the ideal harmony for a particular moment, of form and structural logic, of contrasts, of melody and lively figuration have led me on a path of meticulous detail upon which I have frequently altered course, leaning towards the uncertainty of the new. Each piece is realised in such a manner as to depict the titular image in its poetic entirety. As is usual to my artistic process, none of these works have been notated; rather, they have been fully worked out in my mind. This process allows me to visualise both small and large ideas that constitute a work as tiles to be played with, moved and recombined according to spontaneous preference, and thus resulting in a vast number of potential manifestations. From such a vantage point, similar to a mountain peak or atop a skyscraper, I am able to arrange elements to conform to the most beautiful overarching shape. Edoardo Brotto  

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BACH - ALTERNATIVE HARPSICHORD CONCERTOS

BACH - ALTERNATIVE HARPSICHORD CONCERTOS

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  BACH ALTERNATIVE HARPSICHORD CONCERTOS  VELUT LUNA CVLD322  UPC: 8019349898980 Concert For Harpsichord and Orchestra in D Minor BWV 1052a Roberto Loreggian, harpsichord 1 - Allegro, 7:43 2 - Adagio, 7:59 3 - Allegro, 8:32 Concert For Harpsichord and Orchestra in G Minor BWV 1056a Roberto Loreggian, harpsichord 4 - Allegro, 3:42 5 – Adagio, 2:38 6 - Presto, 4:27 Concert For Flute, Violin, Harpsichord and Orchestra in D Major BWV 1050a Francesco Padovani, flute, Federico Guglielmo, violin, Roberto Loreggian, harpsichord 7 – Allegro, 8:28 8 – Adagio, 6:14 9 - Allegro, 5:26 tot. time: 55:16 Roberto Loreggian, harpsichord L’Arte dell’Arco Federico Guglielmo, Gianpiero Zanocco, violins Mario Paladin, viola Francesco Galligioni, cello Alessandro Pivelli, double bass 24bit/88.2kHz original recording made at Abbazia di Santa Maria delle Carceri, Main Hall, Carceri (Italy),  on November 11, 12, 2019 The recording was made by Marco Lincetto, using the very special and custom VLR Sound Recording System, including pure analog devices such as Rupert Neve Design Mic Preamplifiers 5024 and Analog  Summing Mixer SATELLITE 5059, Ribera R12 Vacuum Tube Microphones and the ADC Prism Sound AD2 Dream Production: VELUT LUNA Executive Producer: Marco Lincetto Balance, recording, mix and mastering engineer: Marco Lincetto Musical producer: Mattia Zanatta Editing engineer: Michele Sartor Critical text: Myriam Guglielmo Photo: Marco Lincetto Cover design concept and layout: L'Image  

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Prokofiev - Piano Sonatas - 3 CD

Prokofiev - Piano Sonatas - 3 CD

€ 30,00

VELUT LUNA CPRD001   -  UPC: 8019349989787 CD 1   tot. time: 56:30 Sonata No. 1 In Fa Minore, Op. 1 - 8:33  01 - Allegro, Meno Mosso, Allegro   Rakhat-Bi Abdyssagin, piano Sonata No. 2 In Re Minore, Op. 14 - 19:29   02 - Allegro Ma Non Troppo  / 03 - Scherzo, Allegro Marcato   04 - Andante / 05 - Vivace, Moderato, Vivace   Elisa D'Auria, piano Sonata No. 3 In La Minore, Op. 28 - 8:54   06 - Allegro Tempestoso, Moderato, Allegro Tempestoso,  Moderato Dolce, Più Animato, Allegro I, Poco Più Mosso  Carmen Anastasio, piano Sonata No. 4 In Do Minore, Op. 29 - 19:30    07 - Allegro Molto Sostenuto / 08 - Andante Assai / 09 - Allegro Con Brio Ma Non Leggiere  Sara De Ascaniis, piano CD2   tot. time: 64:30 Sonata No. 5 In Do Maggiore, Op. 38 - 16:25   01 - Allegro Tranquillo  / 02 - Andantino / 03 - Un Poco Allegretto  Cristian Monti, piano Sonata No. 6 In La Maggiore, Op. 82 - 28:10   04 - Allegro Moderato  / 05 - Allegretto / 06 - Tempo Di Valzer Lentissimo  / 07 - Vivace  Claudio Bonfiglio, piano Sonata No. 7 In Si Bemolle Maggiore, Op. 83 - 19:50   08 - Allegro Inquieto, Andantino  / 09 - Andante Caloroso / 10 - Precipitato  Fabiano Casanova, piano CD3   tot.time: 53:35 Sonata No. 8 In Si Bemolle Maggiore, Op. 84 - 29:12   01 - Andante Dolce, Allegro Moderato, Andante Dolce Come Prima, Allegro  02 - Andante Sognando  / 03 - Vivace, Allegro Ben Marcato, Andantino, Vivace Come Prima  Simone Rugani, piano Sonata No. 9 In Do Maggiore, Op. 103 - 24:20   04 - Allegretto  / 05 - Allegro Strepitoso, Andantino, Allegro tempo I 06 - Andante Tranquillo / 07 - Allegro Con Brio Ma Non Troppo Presto  Martin Malmgren, piano 88.2kHz / 24bit original recording made live-in-studio at Auditorium Pollini, Padova, on January 11, 12, 2019 Production:  Velut Luna Executive producer: Marco Lincetto Musical producer: Marco Lincetto Recording, Mix and Mastering engineer: Marco Lincetto Editing engineer: Mattia Zanatta Cover Photo: Marco Lincetto Design and layout: L'Image  Questo progetto è stato realizzato sotto l'egida del Conservatorio Cesare Pollini di Padova, e del suo direttore, Maestro Leopoldo Armellini, che ha riunito nove straordinari interpreti selezionati per la master class del Maestro Kostantin Bogino. A coronamento del lavoro svolto all'interno della masterclass si sono tenuti per una serie di concerti e questa registrazione, realizzata a margine dei concerti stessi con la modalità del "live-in-studio" senza pubblico, garantendo così anche la massima qualità sonora, senza perdere l'emozione e l'impatto di una presa diretta. Una delle grandi pagine del repertorio pianistico mondiale, l'integrale delle Sonate di Serg Prokofiev, trova così, in questo triplo CD, una delle sue migliori e più brillanti edizioni, anche grazie alla spettacolare qualità del suono garantita dallo splendido pianoforte Steinway & Sons D274 Concert Grand residente all'interno dell'Auditorium Pollini di Padova e, appunto, dalla registrazione realizzata da Marco Lincetto con la sua esclusiva tecnica di ripresa specialmente messa a punto per il pianoforte solo, che prevede l'utilizzo anche dei raffinati microfoni valvolari Ribera R12. Questa produzione discografica si avvale anche del contributo del PROGETTO LPM.                

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SE FOSSI UNA RONDINELLA

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VELUT LUNA CVLD321 UPC: 8019349889896 01 - La Dosolina - Eddy Serafini,  2:44 02 - Gran Dio del Cielo - Armando Franceschini,  3:09 03 - ‘Ndormenzete popin - Erika Eccli,  2:42 04 - E col cifolo del vapore - Nikos Betti,  3:22 05 - La sposa morta - Marco Uvietta,  2:20 06 - Il Maritino - Armando Franceschini,  2:04 07 - La Madonnina - Camillo Moser e Italo Varner,  2:10 08 - La casa del mio bèn - Armando Franceschini,  1:38 09 - Ninna Nanna - Eddy Serafini,  1:59 10 - L’è tre ore che son chi sotto - Erika Eccli,  1:23 88.2kHz / 24bit original digital recording made at Areamagister Studios, Preganziol (Italy) on December, 28, 29, 2019 Production: Velut Luna Executive Producer: Marco Lincetto Musical Producer: Marco Lincetto & Barbara Bertoldi Recording, Mix & Mastering Enegineer: Marco Lincetto Photo: Marco Lincetto Design & Layout: L'Image Costantino Nigra pubblica nel 1888 i “Canti popolari del Piemonte”, utilizzando per la prima volta un approccio etnologico, comparatistico e dialettologico alla poesia popolare italiana. E’ una ricerca lunga, appassionata, nell’ambito dei “canti veramente popolari, cioè senza che se ne conosca l’autore, quei canti che si odono nei campi, nelle stalle, parto di poeti contadini”, come scrive in una lettera ad uno studioso sardo il suocero di Nigra, Giovenale Vegezzi Ruscalla. Nasce con Nigra la nuova metodologia di ricerca, che prima era area di studio e lavoro di letterati e filologi, prevalentemente toscani. Da questi studi discende che il canto popolare, se è di autore anonimo per quanto riguarda la scrittura, è però ben identificabile come area di diffusione. Ed è anche ben visibile la traccia storica che il testo compie attraverso le modificazioni cui esso è soggetto nel corso degli anni, se non dei secoli. I temi trattati investono la vita tutta dell’uomo e della donna, narrando del lavoro, dello svago, dell’amore, dei lutti e delle guerre. Sono testi, come quelli riportati nel presente CD, fortemente dialettali, propri dell’area dell’Italia settentrionale, con diffusione anche in Francia, Provenza, Catalogna e Portogallo. Poi, come è tipico della narrazione popolare, questa viene variata ed adattata alle situazioni e ai tempi diversi, senza variare l’impianto narrativo, di modo che si può sempre, o quasi, risalire al testo originale. I canti di questo CD, scelti dalla musicista interprete e ri-armonizzati per violoncello e voce da compositori amici e colleghi, riportano la narrazione alla sua rappresentazione più veritiera, quando l’interprete non era un coro, ma una o al massimo due voci, accompagnate da uno strumento, chitarra o violino che fosse, suonati molto spesso ad orecchio. L’accompagnamento del violoncello dà una veste raffinata e inedita nel vasto campo delle esecuzioni di canti popolari. Le ri-armonizzazioni proposte dai vari compositori rendono la narrazione variata e diversa, a seconda delle differenti sensibilità,  pur nel rispetto della armonizzazione primitiva.  

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