(riceverai in omaggio il CD del 2015 e così potrai scoprire le differenze sonore tra le due edizioni)
MUSICHE ITALIANE PER PIANOFORTE E CHITARRA
Il luogo comune vuole che il connubio tra pianoforte e chitarra si risolva in un complicato rebus tanto per i compositori quanto per gli interpreti: troppo distanti le sonorità e gli approcci dei due strumenti, troppo squilibrato il loro amalgama, troppo differente il volume sviluppato, divergente il modo di ‘pensare’ o di costruire le armonie. Insomma, messi insieme, pianoforte e chitarra tendono subito a rivelarsi quasi incompatibili. Inoltre, se non ci si affida una pur minima amplificazione della chitarra, il pianoforte si ritroverà costretto a suonare quasi sempre ‘in punta di piedi’. Nonostante ciò, e nonostante il luogo comune, diversi compositori, soprattutto nel Novecento, sono riusciti a ottenere degli splendidi risultati attraverso un sapiente lavoro sui ‘pieni’ e suoi ‘vuoti’ dei rispettivi strumenti, un’attenzione tutta particolare a un dialogo non convenzionale, una scrittura filigranata e, ovviamente, una buona dose di istinto che non guasta mai. Il disco che avete tra le mani è la testimonianza di tali esiti e vede una collana di lavori originali per chitarra e pianoforte composti tra il 1950 a oggi di autori italiani noti e meno noti.
Il viaggio comincia proprio nel 1950 con uno dei compositori che, volente o nolente da parte sua, ha maggiormente legato il proprio nome a quello della chitarra, ossia il fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) che scrisse la Fantasia op. 145 in due brevi, sapidi movimenti dedicandola ad Andrés Segovia e alla moglie pianista Francesca ‘Paquita’ Madriguera Rodon. Un miracolo di equilibrio che risente di ineludibili influssi francesi ma che mostra anche una estroversa e personale ispirazione lirica, sempre in bilico tra atmosfere spagnoleggianti e una cantabilità tutta italiana, anzi, per meglio dire toscana.
Altro brano ‘coniugale’ che si fregia del titolo di Fantasia è la pagina in un singolo movimento che il compositore bresciano Franco Margola (1908-1992) scrisse nell’ottobre 1979 e che fu dedicata al duo formato dal chitarrista Guido Margaria e dalla moglie Emilia. Si tratta di un quieto lavoro dalle movenze neobarocche in cui la scrittura, mostra comunque una mano felice nel far dialogare i due strumenti invero cercando scaltramente più una costante alternanza che un’effettiva sovrapposizione.
Altro brano dedicato al duo Margaria è il breve Improvviso, composto tra il novembre 1979 e la primavera del 1980, che poco si discosta dalle atmosfere del precedente.
Un’altra Fantasia – e altro brano dedicato al duo Margaria – è la composizione che il piemontese di origini transalpine Carlo Mosso (1931-1995) scrisse nel 1980. Una pagina meditativa e inquieta, lignea, ricolma di arcaismi e allo stesso tempo portatrice di una rassegnata modernità, volutamente scabra, costruita intorno a poche cellule melodiche sviluppate attraverso un percorso modale che in alcuni punti ricorda sia il linguaggio dello svizzero Frank Martin sia l’amato Gian Francesco Malipiero.
Il Divertimento a due del padovano Adrano Lincetto (1936-1996) composto nel 1981 e suddiviso in tre movimenti (Molto lento. Poco mosso – Allegro molto – Finale. Molto moderato e cantabile. Allegro vivo) è senza dubbio un lavoro meno sibillino, lontano da ogni complicazione sia moderna sia postmoderna, tessuto con un linguaggio modale in cui si contano numerosi accordi di settima.
Questa ricca antologia si chiude con due brani scritti espressamente per Lapo Vannucci e Luca Torrigiani e a loro dedicati. Il silenzio del tempo del torinese Luigi Giachino (1962) risale al 2015 ed è una suite in quattro tempi tinta di venature jazz e di sapori quasi impressionisti.
Affatto diverso è Winter Time del siciliano Giuseppe Crapisi (1967), che in una incisiva pagina di circa sei minuti miscela gesti ripetitivi e caparbi tipici del minimalismo a una vena più elegiaca. In questo caso i due strumenti raramente si alternano, trovandosi spesso a tessere le loro trame ora delicate ora ritmiche per lo più in contemporanea.
Ennio Speranza
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