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CVLD 297
“Dodici cantori di tre sessi, uomini donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. (…) Un totale di dodici cherubini”. È quanto prescrive il settantunenne Rossini sulla partitura della Petite messe solennelle composta a Parigi nel 1863, più di trent'anni dopo l'enigmatico ritiro dalla scena operistica. L'organico è completato dall'accompagnamento di due pianoforti e un harmonium: Rossini pensava infatti ad un'esecuzione tra pochi intimi, nella cappella privata della famiglia Pillet-Will, dedicataria della messa.
Proprio la dimensione “cameristica” di questo capolavoro è ciò che abbiamo cercato di recuperare in questa esecuzione, registrata dal vivo al Teatro Olimpico di Vicenza con un ensemble di giovani cantanti del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, veri talenti, alcuni dei quali già presenti nella programmazione di importanti teatri. Si tratta con ogni probabilità della prima esecuzione italiana della versione originale, certamente la prima in assoluto in cui nei ruoli solistici si alternano via via tutti i componenti dell'ensemble.
Il testo latino della messa cattolica viene di volta in volta intonato dall'intero ensemble (nel Kyrie iniziale, o nelle due grandi fughe del Cum Sancto Spiritu e dell'Et vitam), a volte con interventi in antifona di un quartetto di solisti (Gloria e Sanctus), oppure affidato a momenti solistici di grande efficacia (il Domine Deus del tenore, il Quoniam del basso, il Crucifixus e il Salutaris hostia del soprano), o declinato in concertati a due o tre voci (Qui tollis, Gratias agimus tibi). Non manca neppure un intermezzo puramente strumentale all'Offertorio (Prélude religieux al primo pianoforte), ma il momento forse più commovente dell'intera messa Rossini lo riserva alla prediletta voce del contralto, che intona in antifona con il coro lo struggente Agnus Dei conclusivo.
Nel 1867, qualche anno dopo la data di composizione, Rossini si premurerà di orchestrare l'accompagnamento della sua piccola messa (forse nel timore che altri vi ponessero mano) e in questa versione essa viene spesso eseguita, così come le parti corali vengono spesso affidate a grandi compagini in cui i “cherubini” rossiniani da dodici che erano diventano qualche decina. La musica acquista certamente monumentalità, si perdono però la freschezza, la grazia, la trasparenza, tutto l'autoironico understatement che traspare anche nei commenti autografi che accompagnano la partitura: “Dodici sono anche gli apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La cena e – chi lo crederebbe – tra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicùrati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia.”
GLORIA 30:59
#2 Gloria in excelsis Deo 0.47
#3 Et in terra pax hominibus (solos: Tang, Marcuzzi, Statsyuk, Toso) 1:47
#4 Gratias agimus tibi (solos: Li, Rossetto, Wang) 4:13
#5 Domine Deus (solo: Biscontin) 5:14
#6 Qui tollis (solos: Tang, Li) 6:02
#7 Quoniam (solo: Ingrasciotta) 7:16
#8 Cum Sancto Spiritu 5:40
CREDO 16:54
#9 Credo in unum Deum (solos: Tang, Marcuzzi, Statsyuk, Toso) 4:14
10 Crucifixus (solo: Corò) 3:15
11 Et resurrexit (solos: Tang, Marcuzzi, Statsyuk, Toso) 4:42
12 Et vitam venturi 4:13
OFFERTORIUM
13 Prélude religieux 7:43
SANCTUS 9:31
14 Sanctus (solos: Tang, Marcuzzi, Statsyuk, Toso) 4:04
15 O salutaris hostia (solo: Cimolin) 5:27
AGNUS DEI
16 Agnus Dei (solo: Girardello) 8:10
Total Time: 79:20
Arianna Cimolin, Valentina Corò, Miao Tang sopranos / Valeria Girardello, Huijao Li, Ludovica Marcuzzi altos
Andrea Biscontin, Diego Rossetto, Nikolaj Statsyuk tenors / Paolo Ingrasciotta, Francesco Toso, Chenlong Wang basses
Alberto Boischio pianoforte I / Manuel Ghidini pianoforte II /Carlo Emilio Tortarolo harmonium
Giovanni Battista Rigon, conductor
Production: VELUT LUNA
Executive Producer: Marco Lincetto
Musical Producer: Michele Sartor
Recording, Mix & mastering: Marco Lincetto
Editing: Mattia Zanatta
Cover Photo: Marco Lincetto / Etienne Carjat
Inside Photos: Luigi De Frenza
Layout & Design: L'Image
“Dodici cantori di tre sessi, uomini donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. (…) Un totale di dodici cherubini”. È quanto prescrive il settantunenne Rossini sulla partitura della Petite messe solennelle composta a Parigi nel 1863, più di trent'anni dopo l'enigmatico ritiro dalla scena operistica. L'organico è completato dall'accompagnamento di due pianoforti e un harmonium: Rossini pensava infatti ad un'esecuzione tra pochi intimi, nella cappella privata della famiglia Pillet-Will, dedicataria della messa.
Proprio la dimensione “cameristica” di questo capolavoro è ciò che abbiamo cercato di recuperare in questa esecuzione, registrata dal vivo al Teatro Olimpico di Vicenza con un ensemble di giovani cantanti del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, veri talenti, alcuni dei quali già presenti nella programmazione di importanti teatri. Si tratta con ogni probabilità della prima esecuzione italiana della versione originale, certamente la prima in assoluto in cui nei ruoli solistici si alternano via via tutti i componenti dell'ensemble.
Il testo latino della messa cattolica viene di volta in volta intonato dall'intero ensemble (nel Kyrie iniziale, o nelle due grandi fughe del Cum Sancto Spiritu e dell'Et vitam), a volte con interventi in antifona di un quartetto di solisti (Gloria e Sanctus), oppure affidato a momenti solistici di grande efficacia (il Domine Deus del tenore, il Quoniam del basso, il Crucifixus e il Salutaris hostia del soprano), o declinato in concertati a due o tre voci (Qui tollis, Gratias agimus tibi). Non manca neppure un intermezzo puramente strumentale all'Offertorio (Prélude religieux al primo pianoforte), ma il momento forse più commovente dell'intera messa Rossini lo riserva alla prediletta voce del contralto, che intona in antifona con il coro lo struggente Agnus Dei conclusivo.
Nel 1867, qualche anno dopo la data di composizione, Rossini si premurerà di orchestrare l'accompagnamento della sua piccola messa (forse nel timore che altri vi ponessero mano) e in questa versione essa viene spesso eseguita, così come le parti corali vengono spesso affidate a grandi compagini in cui i “cherubini” rossiniani da dodici che erano diventano qualche decina. La musica acquista certamente monumentalità, si perdono però la freschezza, la grazia, la trasparenza, tutto l'autoironico understatement che traspare anche nei commenti autografi che accompagnano la partitura: “Dodici sono anche gli apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La cena e – chi lo crederebbe – tra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicùrati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia.”
English text
"Twelve singers of three genders, males, females and castrati will be enough for the performance. (…) A total of twelve cherubs".
This was what seventy one years old Gioachino Rossini wrote into the score of Petite Messe Solennelle, composed in Paris, on 1863, 30 years after the mysterious retiring from the Opera business.The musicians staff on stage is completed by two pianos and harmonium, as Rossini has tought of a performance for a small audience, inside the private chapel of the Pillet-Will Family, to whom the mess was dedicated.
Just the chamber-music dimension of this masterpiece is what we tried to recover during the performance recorded live at Teatro Olimpico in Vicenza, using a group of young singers from Conservatorio Benedetto Marcello of Venezia, true talents, some of them just professional acting in many important Opera House. This performance was probably the first in Italy, absolutely the first in which all singers are soloists.
The Latin text of the Catholic Mass is sung as we go on from the entire ensemble (in the initial Kyrie and during the big fugues of Cum Sancto Spiritu and of Et vitam), sometimes using antiphonal interventions of four soloists (Gloria e Sanctus), or using a fascinating single soloist (tenor in Domine Deus, bass on Quoniam or soprano on Crucifixus and Salutaris Hostia), or at last harmonizing two or three voices (Qui tollis, Gratias agimus tibi). It's present a pure instrumental interlude for solo piano (Prelude religieux for the Piano I), but the most brilliant opportunity of the entire Mass is reserved to the Rossini's beloved alto voice, who sings the final, moving, Agnus Dei, with chorus of the other soloists.
In 1867, a few years after the composition, Rossini orchestrated the accompaniment of his little mass (probably afraid that someone else could do it…) in a version for solo, chorus and orchestra: so, the famous "twelve cherubs" of the original version become dozens and dozens... In this way the music acquires a more monumental importance, but looses the freshness, the grace, the transparency and the whole undestatement, which shines through the autograph notes on the original score: "Twelve were the Apostles in the Leonardo's famous painting, La Cena and - who could imagine! - there is someone through your apostles who sings notes out of tune!, Oh Lord, be sure: I promise that there will be no Giuda at my dining table and that my Cherubs will sing correctly and with love, praise and glory to You and this little composition, which is, unfortunately, the last venial sin of my life".